1318 a SPOLETO
1318: Plus de 3.000 Chevaliers du Temple (malgré son abolition par le pape) se réunirent à Spoleto (Ombrie, en Italie). Deux factions se dessinèrent : ceux qui voulaient venger le Temple et ceux qui voulaient perpétuer les secrets de la chevalerie. Ce fut la deuxième qui décida de l’avenir …”
Con questa frase si chiudono molte cronistorie templari, soprattutto del nord Europa: nonostante in Francia ed in Inghilterra questa sia una cosa scontata, in Italia invece, e soprattutto a Spoleto, la notizia è pressoché sconosciuta.
L’origine di questa notizia è nell’Enciclopedia Encarta 1999 di Microsoft , e tutti i siti templari, o pseudo tali, franco inglesi la riportano.
Studiando le fonti italiane, da me consultabili e leggendo attentamente il Sansi, scrittore della Storia Spoletina, ho sperato di trovare qualche riferimento riguardante il periodo in esame, purtroppo però non ho trovato nulla: la notizia sembra sconosciuta.
Tutti i riferimenti sembrano cancellati dai documenti ufficiali per l’anno 1318, si menzionano fatti irrilevanti, ma niente che sia attinente, in qualunque maniera, a cavalieri, templari etc.
Non credo che questi riferimenti così precisi siano completamente immaginati, né che tutto possa essere stato inventato, e neppure che la pur fertile mente di tanti studiosi di templarismo abbia potuto partorire questa notizia dal nulla.
E’ probabile che sull’argomento sia scesa una “damnatio memoriae”, in quanto sappiamo come vengano “insabbiate” le verità scomode.
Certamente, analizzando i fatti, appare poco probabile che a Spoleto 3.000 cavalieri passassero inosservati per cui nessuna fonte lo abbia riportato e il fatto sarebbe stato ancora più incredibile, se i tremila cavalieri avessero avuto anche un seguito. È possibile però che il luogo di incontro possa essere stato una località nei pressi di Spoleto.
Il problema logistico era comunque fondamentale, occorreva una sede, i campi per i cavalli e chi preparasse il cibo. Il sito doveva essere facilmente raggiungibile meglio se su una collina di facile difesa, per non correre il rischio di venire accerchiati.
Considerando che le sedi templari erano state tutte chiuse, occorreva una sede “amica”, una sede che avesse tutte queste caratteristiche e tra gli amici dell’ordine c’erano i frati di molte Abbazie decisamente idonee allo scopo.
Scartando a priori le Abbazie più grandi e famose, quindi più soggette a controllo, la scelta sarà caduta su quelle minori ma meglio posizionate.
Nello zona dello Spoletino occorreva quindi scartare la valle Umbra, troppo visibile e poco difendibile, la valle del Nera perché era facilmente riconducibile ad un “cul de sac”; il monte Luco poteva andare bene, ma era troppo vicino alla città ed al suo vescovo: sembrava quasi una sfida, e da quello che dice il mito, lo scopo di questo incontro non era una sfida.
Dagli studi sul medioevo fatti a Spoleto, non è emersa alcuna notizia su questo evento, quindi per saperne qualche cosa occorreva una svista di chi aveva così diligentemente cercato di occultarne la memoria.
Per chi sa cercare, prima o poi, l’occasione si presenta e, o per fortuna o per altro, a me si è palesata in modo inaspettato quando ho visitato un paesino sui colli tra Ferentillo e Spoleto.
Questo paesino presenta delle anomalie, chiamandosi San Mamiliano si potrebbe pensare che questo Santo ne sia anche il Patrono, invece non è così, il Santo protettore è San Biagio: il Santo che insieme a San Giovanni Battista ed Evangelista, San Tommaso e a Sant’Antonio, protegge i templari e la massoneria operativa.
Nella Chiesa insolitamente si conserva una pala d’altare di Jacopo Siculo, il pittore che, dopo aver affrescato una parte del Duomo di Spoleto, dipingerà anche a Santa Maria di Ferentillo, e come vedremo in seguito, dalle sue opere traspariranno simboli massonici.
La pala d’altare rappresenta i due santi Biagio e Mamiliano inginocchiati davanti alla Madonna contornata da San Pietro e San Giovanni. Su questo San Giovanni si potrebbe scrivere molto, in quanto si presenta efebico e con in mano una coppa. La tradizione vuole che sia la coppa del veleno che lui bevve rimanendo immune, altre fonti invece associano a San Giovanni la rappresentazione occulta della Maddalena e la coppa in realtà sarebbe il vaso degli unguenti.
Mentre visitavo la Chiesa Madre di San Mamiliano, mi sono intrattenuto con una devota del luogo, che mi raccontò una storia che mi lasciò interdetto. La signora mi raccontò che molti anni prima la comunità, rimasta senza sacerdote, aveva chiesto un presenza ecclesiale più assidua.
In seguito a tale richiesta ricevettero la visita di un alto prelato della Diocesi di Spoleto. Nel corso della visita venne posta una particolare attenzione sulla pala e soprattutto sulla statua lignea di San Giovanni Battista, che si trovava sopra un altare laterale. Nella stessa occasione il Prelato, espresse la volontà che la pala e la statua fossero prese e portate a Spoleto per restaurare, in seguito sarebbero state rimesse al loro posto o avrebbero trovato un sede idonea nel museo diocesano.
La donna proseguì il racconto dicendo che :” Di fronte alla rassegnazione di molti, mi fiarai (andai gridando come una fiera verso l’interlocutore) e gli gridai che mai e poi mai queste opere sarebbero uscite dalla chiesa di san Biagio. Il prelato rispose che così facendo mi sarei messa contro la Chiesa e che sarebbe stato difficile trovare un sacerdote per la nostra frazione. Così accadde: da anni abbiamo visite sacerdoti diradate”.
Chiesi allora maggiori notizie su questa statua lignea di San Giovanni, e la risposta fu sconvolgente: la statua non proveniva da San Mamiliano, ma da un convento esistito nei pressi. Si trattava del Convento di San Giovanni, i cui ruderi si trovano ad una distanza di circa un chilometro sopra una collina di fronte alla frazione, tra Spoleto e Ferentillo.
Questo convento abbandonato e di cui rimangono solo ruderi, non era mai stato difeso ed era sparito nell’oblìo. Abito a Ferentillo da 55 anni, ho studiato molto la storia ferentillese, ma di questo convento non ne conoscevo l’esistenza, né ho trovato tracce su alcun documento. Dalle ricerche fatte però ho scoperto che il sito è riportato sulle cartine militari 1:25.000 come località San Giovanni.
L’ubicazione è interessante si trova su una collina che sovrastava la vecchia via Flaminia, guarda verso la vecchia strada che portava al confine del “Regno” e questo confine non era molto distante anche dalla via Salaria. Posizione ideale! Vicino alle vie di comunicazione, poteva essere raggiunta facilmente da ogni direzione, era facilissima da difendere, molti prati e ampi spazi fornivano disponibilità di cibo e questo sito era baricentrico rispetto alla penisola.
Purtroppo raggiungerlo e osservarne le rovine oggi è molto difficile, le strade sono ripide, ci si arriva solo a piedi e facendo molta attenzione.
Il complesso di San Giovanni si presenta quasi completamente diruto. Sulla forca, prima di arrivare c’era un posto di guardia: una piccola torre che né controllava l’ingresso, la chiesa del Convento di San Giovanni è orientata esattamente in direzione Est-Ovest con ingresso ad Ovest, secondo la tecnica costruttiva Templare. Le pietre lavorate sono state quasi tutte asportate eccetto alcune che risultano intrasportabili e sono quasi nascoste nel terreno. Intorno alla Chiesa ci sono ruderi da tutte le parti, che lasciano intendere come la costruzione fosse più grande e importante. Nel complesso si trova anche un grosso pozzo d’acqua e dallo spiazzo di fronte si ha una superba vista della Flaminia e della città di Terni.
Nel corso della conversazione avuta con l’abitante di San Mamiliano la donna mi parlò anche di un calice in oro puro che appartiene al tesoro della loro Chiesa insieme a una Sacra reliquia della Croce. Di questo tesoro ho sentito parlare, ma l’unica cosa che sono riuscito a vedere è stato il calice d’oro massiccio.
Riassumendo mi trovavo di fronte ad una serie di coincidenze davvero eclatanti:
- La leggenda su Spoleto, supportata da molte fonti estere;
- Una ubicazione del sito coincidente alle aspettative;
- Un oblìo davvero “strano”;
- Un alto Prelato che si preoccupa solo di decontestualizzare delle opere d’arte;
- Una reazione dello stesso poco adeguata a tutto il contesto;
- Collegamenti con Santi particolari, tutti legati direttamente ai templari ed ai massoni ;
- La presenza in quella chiesa di un tesoro, tra cui un calice in oro puro, che mal si rapporta con la povertà della zona;
- Una Santa Reliquia tipica dei Templari;
- Il signori del luogo, i Cybo, che avevano scelto questi posti e che lasceranno molte altre tracce indelebili sul tema templare senza dare spazio a dubbi interpretativi.
Forse il posto era quello che i templari avevano scelto per perpetuare i segreti di cui erano venuti a conoscenza. Forse da questo avvenimento si determinò la nascita della massoneria speculativa, il cui legame con i Templari verrà dimostrato da Lord Ramsey.
L’ipotesi che questo sia davvero il sito dove nel 1318 si siano riuniti i templari è molto suggestiva suffragata, tra l’altro, da insigni studiosi, purtroppo nessun documento ufficiale lo supporta ma ormai ho constatato che quando tutti i dettagli combaciano si tratta solo di “coincidenze”.
Giovanni Tomassini