DUE PLACCHETTE D’OSSO DA PRAENESTE A BERLINO Uno studio di Fernando Gilotta
Uno studio di Fernando Gilotta
DUE PLACCHETTE D’OSSO DA PRAENESTE A BERLINO
Nei Musei di Berlino, più precisamente nell’Antikensammlung, sono conservate due placchette rettangolari d’osso provenienti da Praeneste. Rinvenute intorno al 1860 nella necropoli della Colombella, le placchette entrarono nella collezione Barberini; gran parte di questa fu acquistata dallo Stato Italiano nel 1909 e approdò al Museo Etrusco di Villa Giulia, ma qualcosa, tra cui le placchette, andò nel mercato antiquario. Non si conoscono le vicende e i vari passaggi di proprietà ma nel 1993 le due placchette furono acquistate dal museo berlinese. La visita a quel Museo ha spinto Fernando Gilotta, professore dell’Università degli Studi di Napoli, a fare un riesame di alcune delle problematiche archeologiche relative a questo tipo di oggetti, il cui risultato è stato pubblicato in Miscellanea Etrusco-Italica III (Aspetti della coroplastica e dell’intaglio eburneo a Praeneste tra IV e III sec.a.C.).
Nelle due placchette sono raffigurati Minerva (Fig. 1) e un giovane in tunica, che regge una lancia (Fig. 2). Quella con Minerva faceva parte di un gruppo di quattro lastre (comprendente anche Ercole alla fontana, un attendente e Mercurio) che furono pubblicate qualche anno dopo la scoperta da Emmanuel Fernique (Fig. 3) ma che fu appunto smembrato prima di confluire al Museo di Villa Giulia. Con l’inaugurazione del Museo Archeologico di Palestrina (1956) alcuni pezzi della Collezione Barberini tornarono a “casa”, tra cui le placchette mancanti però della Minerva di Berlino.
La placchetta col giovane che regge una lancia doveva appartenere ad un oggetto simile per stile e dimensioni anch’esso descritto da Fernique, così come altre quattro lastrine, oggi conservate a Villa Giulia (un guerriero con elmo, un Mercurio, una figura femminile e una maschile. Queste placche dovevano essere molto probabilmente dei rivestimenti di cofanetti o cassette. La qualità stilistica delle placchette é molto alta; “Di particolare rilievo – infatti scrive Gilotta – é la figura femminile del terzo gruppo di Fernique, cui non é stata finora accordata specifica attenzione, ma che appare esempio ragguardevole della plastica etrusco-italica tra i decenni centrali e la seconda metà del IV sec. a.C., con riferimenti di pari qualità, almeno per quanto riguarda i tratti del volto, soltanto nei prodotti più colti della scultura e della pittura funeraria”. I tratti del volto e la capigliatura di Minerva, secondo Gilotta, si rifanno a modelli classici di epoca post-fidiaca; le tematiche delle placchette prenestine trovano corrispondenza anche in manufatti d’osso etruschi, come i manici di specchio, ma anche con specchi e ciste di fabbricazione tipicamente prenestina. Lo studioso, infatti, ha trovato corrispondenze tra il giovane della placchetta berlinese e il personaggio barbato inciso su uno specchio conservato nell’Antiquarium Comunale di Roma, così come appaiono affinità con i personaggi raffigurati su diverse ciste per quanto attiene la struttura anatomica delle figure.
Nella seconda parte dell’articolo, Gilotta si sofferma su alcuni caratteri delle produzioni eburnee in ambito ellenico nello stesso periodo cronologico, e a maestranze greche, operanti nella penisola italica, attribuisce la realizzazione di un’altra placchetta in osso a superficie dorata, anch’essa da Praeneste e oggi a Villa Giulia, che raffigura una menade danzante; così come di tipo ellenistico é un pettine d’osso, oggi al Museo di Palestrina, con fregi di putti. Ulteriori testimonianze dell’intaglio etrusco-italico in epoca ellenistica sono date da altri pezzi della Collezione Barberini, con i quali Fernando Gilotta conclude il suo articolo. Si tratta di una placchetta in terracotta con figura di menade, iconograficamente simile a quella in osso di cui sopra, un Dioniso sorretto da un satiro, satiri in atto di trasportare sulle spalle delle anfore.
Angelo Pinci
www.angelopinci.it