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Altro che fiore all’occhiello della Sanità nel Lazio, come andava strombazzando sia il Governatore della Regione Lazio che il sindaco di Roma Ignazio Marino attraverso i media di tutta Italia.

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Ma dopo la chiusura di quello di Ladispoli e di Palombara Sabina, ci aspettavamo se non un passo indietro, almeno una specie di silenzio per non incorrere negli strali lanciati da chi non crede minimamente in questo servizio offerto ai cittadini del Lazio. Invece no! Attraverso un’edizione romana di un giornale che esce in tutta Italia, emette proclami che nulla hanno di vero se non i soldi che verranno spesi per realizzare qualcosa che è destinata ad essere l’ ennesimo insuccesso di chi si ostina ad usare soldi pubblici per delle “cattedrali nel deserto”.

“Nel bilancio appena approvato – dichiara Zingaretti – sono previsti 7 milioni di euro per le nuove Case della Salute. Oltre ai 32,6 milioni di euro di fondi regionali nel 2016 per l’edilizia sanitaria, ed è in corso una trattativa con il ministero della Salute per 113 milioni di investimenti statali”.

Fa poi un elenco di Case della Salute da realizzare e quelle già realizzate. Il triste è che tra esse annovera anche quelle chiuse o in procinto di essere dismesse.

“Nel territorio della provincia si andranno a ristrutturare edifici vecchi ed obsoleti.” Afferma per finire il governatore Zingaretti.  Dichiarando poi che saranno co-gestiti dai medici di base con cui la Regione stringerà degli accordi. No! Avete letto bene affidati ai medici di base che dovranno essere disponibili 7 giorni su 7 e per 24 ore al giorno.

Insomma una serie di falsità che la dicono lunga su come verranno gestiti qualcosa come oltre 150 milioni di euro che potrebbero essere spesi per qualcosa di veramente utile per chi ha bisogno di assistenza sanitaria.

Non vogliamo essere uccelli del malaugurio e nemmeno delle Cassandre ma vorremmo sensibilizzare, chi di dovere, in modo da poter convincerli a soprassedere a certe decisioni. Ma se proprio insistono nel realizzare una Casa della Salute a Zagarolo si facciano meno danni possibili e semmai allocarla nei locali del vecchio ospedale già attrezzato per poter ospitare, una volta ristrutturato, dei posti letto necessari per un primo intervento.

Antonio Gamboni

 

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