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ESULI DI IERI…….ESULI DI OGGI

esuli

Era il 1993 quando Leo Valiani, socialista e antifascista, nato in Istria a Fiume nel 1909, sosteneva la necessità di “trovare adesso una forma idonea per mettere in pratica la proposta”, dell’allora Presidente della Repubblica, il cattolico Scalfaro, di “accertare la verità sulla tragedia delle foibe”.

Ma solo nel 2004 la Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, riuscì ad approvare la legge 30 marzo 2004 n.92, di cui è giusto ricordare che la prima proposta fu fatta nel 1995, di cui erano firmatari alcuni deputati dell’allora partito di destra “Alleanza Nazionale”. Dopo un lungo e travagliato iter parlamentare, la legge fu approvata dalla quasi totalità del Parlamento Italiano.

Un silenzio durato oltre sessant’anni, definito dal triestino Claudio Magris  “oltraggioso”, su una delle pagine considerata tra le più drammatiche della storia italiana.

Probabilmente abbiamo dovuto aspettare il crollo del muro di Berlino (1989) e, nei successivi anni, l’attenuarsi di uno scontro frontale tra due posizioni storiche che poi coincidevano con precise posizioni politiche. E’ con la caduta del muro di Berlino che si ruppe non solo un muro materiale, ma fece venire giù anche muri culturali: è infatti solo a partire dagli anni ’90 che nelle librerie cominciarono a comparire libri che parlavano delle foibe, fuori e oltre gli steccati ideologici, che negli anni precedenti impedirono di conoscere quegli avvenimenti.

Gli eredi del fascismo da un lato e un ampio schieramento di sinistra egemonizzato dalla cultura comunista impedirono che su quel tragico periodo si facesse finalmente luce.

Perché come ha scritto lo scrittore Pedrag Matvejevic, nato a Mostar la città  dove il 9 novembre 1993 venne distrutto a colpi di cannone un ponte ottomano del XVI secolo,  uno degli eventi simbolo della guerra della ex Jugoslavia, che oggi riviviamo nelle distruzioni del Daesh:

Le fosse, o le foibe come le chiamano gli Italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori. Se di ciò si tace, esiste il pericolo che si strumentalizzino e “il crimine e la condanna” e che vengano manipolati l’uno o l’altro. Ovviamente, nessun crimine può essere ridotto o giustificato con un altro. La terribile verità sulle foibe, su cui il poeta croato Ivan Goran Kovačić ha scritto NEL 1944 uno dei poemi più commoventi del movimento antifascista europeo (Jama- La fossa, è una protesta contro le atrocità della guerra), ha la sua contestualità storica, che non dobbiamo trascurare se davvero desideriamo parlare della verità e se cerchiamo che quella verità confermi e nobiliti i nostri dispiaceri. Perché le falsificazioni e le omissioni umiliano e offendono”.

“L’ultima luce ch’io vidi prima della notte atroce
fu il bagliore del coltello,
il grido bianco della mia cecità,
fu la bianca pelle dei carnefici
nudi fino alla cintola.
Fu così nudi che ci strapparono gli occhi”
(dal poema Jama)

Con un giorno di anticipo gli studenti delle medie degli Istituti Comprensivi di Palestrina hanno ricordato “il Giorno del Ricordo”, con una manifestazione pubblica presso l’Auditorium, promossa dal Comune di Palestrina e Articolo Nove.

La presenza sul palco di Marino Micich, direttore dell’Archivio Storico di Fiume e di Ferdinando Iacono, figlio di esuli istriani, ha permesso agli studenti di rivivere quelle giornate, sia con un relazione non di parte (Micich) che con un racconto autobiografico (Iacono) proprio della storia come “tradizione orale” che nasce dentro la famiglia e di questa ne racconta le vicissitudini.

foibe

Al racconto ha contribuito anche la proiezione di un filmato, con immagini in parte tratte dai cinegiornali dell’Istituto Luce, in cui si sentiva nel commento, non certo nelle immagini che scorrevano, tutta la retorica dell’epoca in cui il filmato è stato girato (1946), ma anche questo è stato un “momento storico” per dei giovani abituati ad una tv, che relega la storia in orari di nicchia, contribuendo così a quell’ignoranza che con manifestazioni del genere si cerca di contrastare.

Ma sicuramente l’intervento di Iacono  ha colpito maggiormente i giovani presenti, peccato la totale assenza dei cittadini e di buona parte del Consiglio Comunale, se si escludono Fatello, Innocenti e Federici, ma certamente l’orario non ha aiutato……. Una testimonianza, quella di Iacono,  che ha raccontato la storia della sua famiglia con passione e anche con commozione. I docenti di storia presenti sicuramente avranno apprezzato uno spaccato di “storia orale”, purtroppo non troppo frequentato nelle nostre aule…….Avere ancora la fortuna di poter ascoltare testimoni oculari di eventi del passato e non solamente leggere dei libri o vedere immagini in TV è certamente per dei giovani più interessante e coinvolgente; infatti i tanti giovani presenti hanno seguito con attenzione e sottolineato con calorosi applausi i momenti di vera commozione di Iacono.

Incontri come quello del 27 gennaio sulla Shoah e quello del 10 febbraio sulle foibe, rivolti a ragazzi di tredici anni, indicano un percorso nel loro processo di crescita.  “Il tempo è superiore allo spazio” per citare Papa Francesco dall’Evangelii Gaudium, e la dimensione del crescere, che fa riferimento al tempo di vita, è legata e quasi finalizzata a quello spazio che è l’esistenza. Papa Francesco  offre a tutti noi, ma soprattutto a questi giovani, lo strumento della Misericordia perché ci aiuti a riconciliarci con il passato,a costruire ponti nel presente e a non innalzare di nuovo muri ai confini. Perché come ancora scrive Claudio Magris “sulle frontiere si sono da sempre scatenate e si scatenano le passioni scioviniste più furibonde, col loro bagaglio di violenze, provocatrici e a loro volta di cieche vendette foriere anch’esse di feroci rappresaglie…”.

E’ quello che oggi noi adulti dobbiamo sforzarci di fare, ma soprattutto di testimoniare a questi giovani. Noi che viviamo “alla frontiera” dobbiamo avere l’intelligenza di trasformarla da “linea di confine” a ponti fra popoli per permettere “sconfinamenti” fra le diverse culture.

Quello che non si capisce – a meno che i nostri amministratori non siano affetti dalla “sindrome Rai” di anticipare per battere la concorrenza – è perché la manifestazione si sia tenuta con un giorno di anticipo, visto che c’è una legge dello Stato che la indice per il 10 febbraio di ogni anno, come per il giorno della memoria che è stato invece il 27 gennaio.

ROBERTO PAPA

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