“Che abbiamo fatto di male?” Il caso Gorino e noi.
L’episodio, ultimo in ordine di tempo, di Gorino dove i cittadini, non tutti, di questo piccolo centro del Delta del Po, hanno “cacciato” 12 donne, di cui una incinta, provenienti dalla Nigeria, Guinea e Costa d’Avorio, che rivolgono a noi una domanda angosciante “che abbiamo fatto di male? Siamo scappate da guerra e da persecuzioni”, è un brutto segnale di un sentimento che purtroppo serpeggia nel nostro Paese quello del rifiuto del diverso, cosa ben diversa dal razzismo, sia esso immigrato, rom, povero, motivato dal disagio economico e sociale che persone sole e senza niente (i rifugiati) fanno scattare in altrettante persone (i cittadini accoglienti) che sicuramente sono strette da una crisi economica e sociale che finisce per produrre una “guerra tra poveri”.
La Diocesi di Ferrara-Comacchio in una nota stigmatizza l’accaduto e parla di un fatto che “ripugna alla coscienza cristiana”. Un fatto che rimanda a quello accaduto 2016 anni fa quando un’altra famiglia, di origine palestinese, fuggì dalla sua terra per sottrarsi alle persecuzioni e anche allora non fu accolta in un ostello. Ma il popolo di allora, quello che noi tra qualche giorno rappresenteremo nei nostri presepi, di certo molto più povero degli abitanti delle nostre città – che per inciso stanno spendendo in questi giorni svariate centinaia di migliaia di euro per la festa di halloween – quel popolo andò verso di loro:
15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. (Luca 2, 15-18)
In Luca 2,9 c’è scritto che “Un angelo del Signore si presentò” ai pastori per annunciare l’arrivo di “un Salvatore, che è Cristo Signore”. Ecco attualizzando il passo evangelico potremmo dire che il popolo (i pastori) è stato informato dell’arrivo di un migrante (Cristo) e che questo migrante non doveva essere visto come un pericolo (il diverso), bensì come un “salvatore” oggi diremmo “un valore aggiunto”. Informazione, e aggiungerei formazione, che nel caso di Gorino, ma quanti altri paesi sono nelle stesse condizioni, sono mancate da parte degli organi dello Stato (Prefetto, Sindaco) creando un corto circuito, generato da una gestione improvvisata, che poteva avere conclusioni più gravi. Uno Stato che cede alla protesta di alcuni è uno Stato debole con i deboli e forte con i forti. E questo è intollerabile.
Occorre che sulla questione immigrati le realtà locali, tutte le realtà locali e non solo 3.000 comuni sugli oltre 8.000, siano in prima linea nella gestione dei profughi. La responsabilità della gestione dei profughi va data ai sindaci che ben conoscono la realtà che governano, una responsabilità che deve essere accompagnata dall’informazione della provenienza, del numero di arrivi , composizione etnica e di genere, delle modalità di accoglienza, ma a questa si deve affiancare un’opera di formazione che veda coinvolte tutte le agenzie formative e culturali presenti sul territorio: la scuola, le parrocchie, i servizi sociali, le forze di sicurezza, la protezione civile.
Va infine stipulato un patto con i cittadini italiani i quali a fronte di un’accoglienza certa e programmata (ad esempio: tre profughi ogni mille abitanti) vedano un ritorno sulla base di incentivi economici ai comuni di accoglienza con la certezza di un ritorno ai cittadini italiani (riduzione delle tasse locali e/o maggiori servizi) e la possibilità di assunzioni con lo sblocco del turn over. Un’operazione che deve svolgersi in piena trasparenza e legalità: i famosi 35 euro per migrante devono ritornare al territorio sotto forma di servizi e forniture e non finire nelle tasche di qualche “benefattore” interessato.
E infine non è possibile che si faccia passare un anno da quando è stato approvato dalla Camera dei Deputati il disegno di legge sulla “cittadinanza” dallo ius sanguinis allo ius soli. Abbiamo in stand by circa 800 mila “italiani” che aspettano la legge per sentirsi in pieno cittadini italiani. Anche questa legge risponde alla domanda “Ma che abbiamo fatto di male?”
Roberto Papa