LAVORO: STARE DENTRO ALLA STORIA CON AMORE E CON LA FANTASIA DELLA MISERICORDIA
Il 2016, al netto dell’effimera euforia natalizia, ha messo al centro dell’agenda pubblica il tema del lavoro.
I 1.666 licenziati di Almaviva, l’avvio da parte di Alitalia di un piano “lacrime e sangue” che potrebbe portare al taglio di 1.500 lavoratori in esubero. A questi fatti si aggiungono i dati, non certo confortanti di un Report curato dal Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail che ci dice che il lavoro è aumentato ma non certo per i giovani (in tre mesi gli under 35 sono diminuiti di 55 mila unità).
E poi torna prepotentemente sulla scena sociale una categoria che speravamo relegata agli anni del dopoguerra: la povertà. Sono infatti, secondo l’Istat, 1 milione e 582 mila famiglie in stato di povertà assoluta, per un totale di 4,6 milioni di persone (il 7,6% della popolazione e il 6,1% delle famiglie). Anche qui i più penalizzati sono i giovani: sono il 9,9% i giovani indigenti tra i 18 e 34 anni, mentre gli over 64 sono il 4,1%. Anche qui la causa della “povertà giovanile” risiede nel lavoro ovvero nella sua mancanza.
Abbiamo passato buona parte del 2016 a parlare, ma più spesso a gridarci addosso, di revisione costituzionale, proprio di quella Carta che al primo articolo recita “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro….”, abbiamo visto un Parlamento che in un batter d’occhio ha reperito 20 mld per salvare le banche, ma che, ad esempio, sul Reddito di inclusione (REI) vi è una legge delega approvata dalla Camera ma che giace al Senato. Il REI è un sostegno al reddito e l’Italia è l’unico tra i paesi europei a non avere una misura universale di sostegno al reddito. E’ quindi necessario che si avviino politiche attive per il lavoro non solo a livello macro ma anche a livello di territori.
Due realtà sociali nel territorio prenestino in quest’ultimo anno stanno intraprendendo un cammino, certo non facile, nel difficile territorio del sociale e del lavoro: una in ambito ecclesiale con il rilancio del Progetto Policoro diocesano, a fianco del quale l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Palestrina intende svolgere una funzione propositiva e di stimolo, e l’altro in ambito laicale con l’avvio dell’Associazione WorkAbile che un gruppo di giovani pieni di slancio sociale sta portando avanti (l’Associazione è stata presentata a Palazzo Rospigliosi di Zagarolo e al Caffè Letterario di Palestrina).
Il progetto Policoro è una sfida che la disoccupazione giovanile pone alla Chiesa con la precisa volontà di individuare delle risposte all’interrogativo esistenziale di tanti giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione della vita. La risposta che è stata individuata è quella di lavorare insieme per evangelizzare, educare, esprimere impresa. Operativamente il Progetto Policoro si avvale dello strumento del “microcredito sociale” che permette a “giovani imprenditori” di avviare attività fornendo quella base economica altrimenti non reperibile sul mercato del credito ordinario. Per informazioni si può inviare una e mail a: psl@diocesipalestrina.it
L’Associazione WorkAbile è un’associazione di promozione sociale, senza scopo di lucro che si propone di educare e far crescere i cittadini anche in particolare situazione di disagio sociale e/o disabilità al tema del lavoro. Tra i suoi compiti l’associazione si propone di sensibilizzare alle tematiche del lavoro, organizzare percorsi di avvicinamento al lavoro, di sostegno nei rapporti tra il cittadino e i servizi, di diffondere una cultura in tema di inclusione sociale. A chi fosse interessato i contatti sono: cell. 3299622752, e mail: workabile@gmail.com, FB: Workabile.
Due realtà del territorio prenestino che cercano di sopperire alla mancanza di politiche sociali attive, qualcosa forse si riuscirà a fare con il dialogo scuola-lavoro, e che vedono purtroppo crescere fenomeni di disagio sociale accompagnato sempre più spesso dal fenomeno della “dispersione scolastica” che in Italia è ancora a livello critico, dato nazionale 2014 al 15%, il Lazio al 17% (con i maschi al 13,6% e le femmine al 10,2%), quando l’UE si è posto come obiettivo 2020 il 10%. Il Rapporto sul Benessere Equo e Solidale in Italia (Istat 2015) evidenzia, inoltre, come la povertà minorile si sia aggravata non solo per quanto riguarda il livello di istruzione, di formazione e di competenze acquisite dai giovani, ma anche nel decisivo campo delle reti sociali, con il peggioramento dei livelli di partecipazione civica, politica e sociale dei giovanissimi (14-19 anni).
Sul problema della dispersione scolastica è stato inoltre avviato il “Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile”(Legge 28 dicembre 2015 n. 208 articolo 1, comma 392) a cui si può accedere attraverso dei bandi pubblici a cui la Pastorale Sociale e Lavoro e il Progetto Policoro stanno fornendo supporto progettuale.
Per noi anche questa è Chiesa che poi ritroviamo nelle parole di Francesco nell’omelia al Te Deum 2016:
“Abbiamo creato una cultura che, da una parte, idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani….Ci aspettiamo da loro che siano fermento di futuro, ma li discriminiamo e li “condanniamo” a bussare a porte che per lo più rimangono chiuse……Se vogliamo puntare a un futuro che sia degno di loro, potremo raggiungerlo solo scommettendo su una vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso, libero, partecipativo, solidale”
Don Mario Operti, insieme a mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina, hanno posto le basi per l’avvio del Progetto Policoro nel 1995 volendo dare concretezza a quello “stare dentro la storia con amore” convinti che l’Italia “non crescerà, se non insieme”. Dobbiamo quindi tutti, politica, Chiesa, cittadini, impegnarci per individuare quelle risposte che il mondo giovanile ci pone e che nel recente referendum hanno probabilmente voluto esprimere con quel NO, che più che un critica distruttiva voleva essere una richiesta di aiuto a cui tutta la società non deve e non può sfuggire. Perché come ci ricorda Papa Francesco in “Misericordia et Misera”: 18. E’ il momento di dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia. La Chiesa ha bisogno di raccontare oggi quei “molti altri segni” che Gesù ha compiuto e che “non sono stati scritti” (Gv 20,30), affinché siano espressione eloquente della fecondità dell’amore di Cristo e della comunità che vive in lui.
Roberto Papa
Direttore della Pastorale Sociale e Lavoro
Diocesi di Palestrina