Alla Mondadori di Velletri è stato presentato “Souvenir”
Maurizio De Giovanni, coinvolgente e commovente
Un Maurizio De Giovanni coinvolgente e commovente quello che ha richiamato un folto pubblico nel giovedì pomeriggio della Mondadori Bookstore di Velletri.
Lo scrittore napoletano, fortemente legato alle sue radici e al suo territorio, è uno dei nomi più importanti nel panorama editoriale italiano contemporaneo e non ha deluso di certo le aspettative dei presenti, completamente travolti dalla sua simpatia, dal suo modo di intendere la letteratura e dalla sua scrittura, avvolgente e capace di far scendere la lacrima.
Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (Einaudi) è l’ultimo giallo della fortunata saga che ha appassionato milioni di lettori, ma la trama si può comprendere a partire dalle dichiarazioni di intenti dell’autore: “Per me un libro è un viaggio – ha detto De Giovanni presentandosi agli spettatori – e non mi piace l’idea di restare sui comodini di chi compra il libro. La letteratura deve farci andare di pari passo con le emozioni, una cosa che solo i libri possono fare. In tal senso non finirò mai di ringraziare chi ancora di mestiere fa il libraio: l’umanità, il calore di chi quando entri in una libreria sa darti il consiglio giusto, non potrà mai competere con un click. Io preferisco mille volte entrare in una libreria, uscire con tre libri che non avevo intenzione di comprare, e gustarmeli”.
In merito al romanzo, già in cima alle classifiche dei più venduti, De Giovanni ha specificato che tutto parte da un interrogativo difficilmente risolvibile: “La trama è inutile svelarla, anche perché i personaggi li conoscete e se la raccontassi non avrebbe senso leggere – ha detto ironicamente l’autore -, ma vi posso dire che ho iniziato da una domanda: l’amore ha una durata per essere definito amore?”.
Il sentimento che ha ispirato poeti e romanzieri, in effetti, non può essere circoscritto in un arco di tempo definito. De Giovanni racconta di un amore che può durare trenta anni, ma che non è meno importante di quello che nasce durante un viaggio in treno di un’ora, tra due persone che scese alle rispettive fermate non si vedranno mai più.
Il bagaglio emotivo, che arricchisce l’uomo, è talmente intimo e personale da non avere nessun impedimento nel suo orizzonte. Lo scrittore, che ha anticipato il compimento del progetto editoriale del commissario Riccardi e dei bastardi di Pizzofalcone con gli ultimi romanzi, argomentando tale scelta come un non voler a tutti i costi prolungare personaggi frutto di ispirazione (“che sento miei”), oltre alla parte letteraria, ha spaziato molto, non trascurando la sua fede calcistica.
“Per me il Napoli è una religione, nel libro non si nomina un certo giocatore argentino che sceso da una cometa ci fece vincere lo scudetto. Ho provato a chiamare entrambi i miei figli Diego Armando, ma mi è stato giustamente impedito”.
Il capoluogo partenopeo, anche se Souvenir si svolge anche a Sorrento, è nel sangue di De Giovanni: “Non c’è bisogno di dire il nome della città, basta raccontarla. Realtà come i quartieri più degradati, senza un servizio pubblico e statale, senza un posto di polizia, senza un ufficio postale, dovrebbero farci indignare. Noi siamo la prima generazione, e lo dico non senza amarezza, che lascerà ai propri figli un mondo peggiore di come lo ha trovato. Eppure succede che nascono le baby gang, che un ragazzo pensa di tre mesi in tre mesi e i soldi che guadagna con qualche lavoretto li spende per le vacanze, perché già sa che poi troverà un altro incarico, magari di sei mesi”.
Un realismo nudo e crudo che a De Giovanni non piace, e che si sente in dovere di condannare vista la sua posizione privilegiata. Alla domanda di Tamilia, impeccabile conduttore del dibattito, sul consiglio che bisognerebbe dare ai giovani quando messi di fronte alla scelta di seguire i propri sogni o guardare al concreto, lo scrittore ha risposto con molta onestà: “Io, come il mio amico Maurizio Sarri, abbiamo avuto una buona sorte. Lavoravamo entrambi in banca e siamo stati nelle condizioni di rompere la routine per fare un lavoro che ci piace. Inizialmente non mi sembrava nemmeno possibile di guadagnare scrivendo storie, faccio fatica a pensare che quello di scrittore sia un mestiere. Ma è oggettivamente difficile oggi dire a un ragazzo di mollare le certezze, sicuramente bisogna guadagnarsi da vivere possibilmente secondo le proprie competenze”.
Esilarante, invece, il racconto di De Giovanni sulla sua passione per il Napoli: “Pensavo di essere pazzo, vista la mia superstizione, ma poi conoscendo altra gente ho capito di essere un freddo simpatizzante a confronto. Napoli è una città in cui se entri in un bar e chiedi perché un giocatore ha giocato da terzino, dopo tre ore ritorni ed è in atto un talk su quella faccenda. Inoltre è l’unica grande città europea che ha una sola squadra, oltre a Torino…”.
La Juventus, infatti, non è contemplata, sempre per ragioni di superstizione: “Non mi ricordo come si chiama quella squadra che vince sempre, ma non si annoiano? – ha detto ridendo -. Comunque noi siamo incredibili, ho sentito storie veramente da romanzo, alcune le ho riportate ne Il resto della settimana, titolo che poi indica quei giorni inutili in cui uno lavora, mangia, beve e dorme tra una partita e l’altra”.
La grande capacità espressiva di De Giovanni fa il paio con la sua duttilità, umana e letteraria: dalla riflessione sociale alla risata, fino alle lacrime finali. Lo scrittore, infatti, è solito leggere qualche passo tratto dalla sua produzione narrativa e quello scelto per il pubblico di Velletri, con uno stile avvolgente e un tono di voce – somigliante a quello di Pino Daniele e per questo musicale – come una carezza ha trasmesso il dramma del vice-commissario Pisanelli, un dramma d’amore, di morte e di sofferenza, nonché di filosofia di vita. Una presentazione indimenticabile per questi e per tanti aspetti che sarebbe difficile sintetizzare con un articolo, sicuramente un’opportunità unica che Velletri e i suoi cittadini hanno potuto vivere – grazie alla Mondadori Bookstore Velletri – Lariano – al cospetto di un grande intellettuale come Maurizio De Giovanni.
Rocco Della Corte