Riconquistare l’Italia si presenta: riceviamo e pubblichiamo
Alle Regionali del Lazio si presenta una lista nuova, Riconquistare l’Italia, che concorre da sola. Molti ci accusano di essere una lista civetta, una provocazione. Tuttavia noi rappresentiamo un nuovo partito politico, Il Fronte Sovranista Italiano, nato nel 2016 dall’esperienza di una associazione, l’ARS, Associazione Riconquistare la Sovranità.
Il progetto di questo partito, che si vede sviluppare in un arco di tempo decennale, è quello di riportare al centro il modello economico e sociale della costituzione del 1948, fondato su piena occupazione e intervento pubblico nell’economia.
Riteniamo che l’offerta politica attuale non sia convincente, basata su un Partito unico Liberale e ingessata dal vincolo esterno delle normative europee, di stampo prettamente liberista.
Noi riteniamo che questo modello, che si professa moderno ma di fatto è ottocentesco, che comprime e umilia diritti sociali conquistati attraverso anni di guerre e lotte, possa e debba essere superato, attraverso l’abbandono di quanto dettato dai Trattati Europei e l’eliminazione del vincolo del pareggio di bilancio dalla nostra Costituzione.
Solo così riteniamo si possano affrontare i problemi generali, come il lavoro, e locali.
I candidati alla lista Riconquistare l’Italia, che ha come candidato alla Presidenza della Regione il reatino Stefano Rosati, hanno una conoscenza diretta di quelli che sono i problemi del territorio.
Ci proponiamo, ad esempio, di gestire i rifiuti attraverso l’espropriazione dei terreni adibiti a discarica e la chiusura del ciclo di smaltimento all’interno del Lazio. Il sistema negli anni deve ritornare ad essere guidato da un settore pubblico attento, operoso e vigile contro sprechi e abusi, in modo da tutelare sia l’ambiente che i lavoratori, che adesso in molti casi sono assunti da cooperative attraverso contratti precari.
I trasporti sono il punto dolente di tutta l’area metropolitana romana: i servizi Cotral e Trenitalia sono messi in concorrenza e non sono invece coordinati e complementari, in modo da rispondere alle esigenze della popolazione, cosa che proporremo caldamente, oltre al mantenimento del servizio in mano pubblica (controllato e adeguatamente funzionante). Non solo, ma vogliamo anche muoverci per indirizzare la sicurezza dei parcheggi vicini alle stazioni, pieni di auto di pendolari troppo spesso oggetto di furti e atti vandalici durante la sosta.
Il nostro territorio deve inoltre essere messo in sicurezza: occorre fermare la speculazione privata, con particolare riguardo alle aree a rischio idrogeologico, rimettere in sesto le strade, attualmente pericolose per le buche e la mancata segnalazione, mettere in sicurezza dai terremoti scuole e ospedali e centri di raccolta.
Oggi, ragionevolmente, considerando quanto sono in dissesto comuni e province/aree metropolitane, considerando i limiti imposti all’intervento della Regione, chi può ragionevolmente promettere di fare tutto questo, rimanendo all’interno dei vincoli esogeni derivanti dalla UE?
Noi riteniamo di aver individuato quale sia il problema al dissesto del nostro bel territorio e della nostra Regione, ma abbiamo bisogno di un cambiamento culturale, forse anche antropologico dopo anni di indottrinamento, che ci riporti ad essere prima comunità, poi finalmente Regione e Stato, e ad invocare l’intervento pubblico sano e controllato, come dettato dal modello economico della nostra Costituzione, prima che iniziassero a metterci mano per stravolgerla.