Sharing is caring!

Di un ospedale si sa solo quando funziona male per i pazienti, ma poco si sa di quando funziona male per il personale che ci lavora, senza considerare che i pazienti sono nelle mani di esseri umani e, in quanto tali, soggetti a possibilità di errare.

Quando ci affidiamo ad una struttura sanitaria ci troviamo intorno persone solerti che si prendono cura di noi, dai medici ai portantini, ma non stiamo a guardare quanto durano i loro turni e non sappiamo cosa facciano quando non sono alla portata del nostro sguardo. Noi, spesso, siamo in difficoltà nel prenderci cura di poche persone in famiglia, figuriamoci chi deve farlo per decine di persone tutte insieme.

Nell’ospedale di Palestrina, già da 4 anni si vive un’emergenza di personale soprattutto nel reparto ostetricia, che è un vero fiore all’occhiello della sanità laziale, grazie anche a chi, con i propri sacrifici, si adopera per non far ricadere sui pazienti il disagio cronico che si sta vivendo.

Il problema sussiste per le/gli ostetrici che sono stati ridotti di numero e quelli in forza sono costretti a coprire turni di 12 ore consecutive. L’organico attuale è di 9 effettivi di cui 4 sono esonerati, per cause varie, dall’effettuare il turno di notte, che, quindi, viene effettuato soltanto da 5 persone. In questa situazione è praticamente impossibile garantire lo svolgimento regolare dei turni di riposo. Non parliamo poi di quando ci sono malattie o ferie di mezzo.
Per un breve periodo di tempo si parlava di razionalizzazione delle risorse e ridistribuzione sul territorio, con l’accorpamento dei reparti nei vari ospedali di zona per cui si sperava in un incremento di personale, sia che si restasse a Palestrina, sia che ci si trasferisse a Colleferro. Questo avrebbe consentito di ritornare ad effettuare i classici turni di 8 ore, (mattina, pomeriggio, notte e riposo) e non dover per forza fare 4 ore di straordinario per ogni turno, straordinario che, secondo la legge, in questi termini non sarebbe consentito.

Infatti, di regola, lo straordinario è una richiesta sporadica che si fa al lavoratore che ha facoltà di accettare o meno. La parola stessa denota l’origine di questo prolungamento di orario di lavoro. Ormai sono 4 anni che ad ogni turno si fanno 4 ore in più e non c’è possibilità di scelta per il personale che svolge un servizio pubblico che non si può interrompere.

Se consideriamo, poi, il fatto che questo tipo di lavoro è classificato come delicato e altamente rischioso (si tratta di vite umane) il riposo ed il rispetto dei turni di lavoro dovrebbero essere la base dell’organizzazione di un ospedale. Il primario del reparto, Dott. Pizziconi, più volte ha tentato di catturare l’attenzione delle autorità preposte, purtroppo senza successo.

Questa situazione, che ora si sta estendendo anche ad infermieri in tutti i reparti, è iniziata nel 2000 come un’emergenza temporanea, lo scorso anno, visto che andava peggiorando, più volte si è tentato di coinvolgere le autorità locali (Comune, Regione) riuscendo ad ottenere la promessa che dopo le elezioni si sarebbe trovato un rimedio.

La consultazione elettorale si è effettuata a maggio, la giunta sembra che si sia installata anche molto bene eppure nei 4 consigli comunali fatti nessuno ha portato in discussione questo argomento e non c’è traccia nemmeno dell’intenzione di farlo, soprattutto ora che siamo in vista delle ferie estive. Ma è proprio ora che dobbiamo agire perché non si debba poi piangere per qualche caso di malasanità.

Comments

comments