Cori ricorda i 21 anni dalla canonizzazione di San Tommaso
A 21 anni dalla canonizzazione di San Tommaso da Cori, avvenuta il 21 novembre 1999, la città ricorda quell’evento e la figura del “suo” Santo.
Lo ha fatto in modo semplice e secondo tutte le norme di sicurezza sanitaria, come i tempi raccomandano, con una Messa (preceduta dal consueto triduo) cui l’amministrazione comunale ha partecipato in forma ufficiale proprio a significare quanto San Tommaso sia tutt’oggi un riferimento per i coresi. La celebrazione, officiata dal parroco don Angelo Bonaiuto, si è tenuta nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo.
Beatificato da Pio VI il 3 settembre 1786 e santificato da Giovanni Paolo II appunto il 21 novembre 1999, era nato il 4 giugno del 1655. Perse i genitori a 14 anni e si mise a fare il pastore, imparando la saggezza delle cose più semplici. Francesco Antonio Placidi, questo il suo nome originario, è un santo popolare: la sua figura, di persona di umili origini e dedita alla vita religiosa e monastica, incarna l’essenza della funzione sociale della religione, che è quella di tenere legata la comunità attraverso la fede.
Giovane seguì la sua ispirazione, appartenere completamente a Dio nella vita religiosa francescana, un mondo che aveva già potuto conoscere avvicinandosi ai Frati Minori di Cori nel convento di San Francesco e che approfondì entrando nell’Ordine e compiendo l’anno di noviziato a Orvieto. Professata la Regola di San Francesco e compiuti gli studi teologici, divenne sacerdote e fu nominato vice maestro dei novizi nel convento della SS. Trinità di Orvieto. Poco dopo Fra Tommaso chiese il trasferimento al convento di Civitella (oggi Bellegra) dove bussò alla porta e disse: “Sono Fra Tommaso da Cori e vengo qui per farmi Santo”, esprimendo già la sua ansia di vivere radicalmente il Vangelo secondo lo spirito di S. Francesco.
Da allora dimorò a Bellegra fino alla morte, tranne i sei anni in cui fu guardiano nel convento di Palombara, dove instaurò il Ritiro, sul modello di quello di Bellegra: per entrambi scrisse delle Regole, che per primo osservò scrupolosamente, consolidando con la parola e con l’esempio i due Ritiri. L’aspetto principale della sua vita spirituale fu la centralità dell’Eucarestia, testimoniata dalla celebrazione, intensa e partecipata, della Messa e dalla preghiera silenziosa che si protraeva ogni giorno fino a tarda notte. Fu chiamato Apostolo del Sublacense perché, anziché chiudersi nel suo Ritiro, viaggiò nel Lazio per diffondere la parola di Dio, con parole chiare e semplici. Divenne un esempio di vocazione francescana dimostrando un grande spirito di carità che si manifestava nella totale disponibilità a qualsiasi necessità, anche la più umile, di chiunque si rivolgesse a lui. Morì l’11 gennaio 1729.
“Cori non dimentica mai il suo Santo – così il sindaco Mauro De Lillis – così come San Tommaso non dimenticò mai le sue origini. Da Cori non prese solo i natali, ma amò sempre la città e la comunità che l’aveva visto crescere e l’aveva generato alla fede. Pur standone lontano per gran parte della vita, restò sempre corese nel profondo del cuore. Ogni anno infatti si recava a Cori per la questua dell’olio, ma quando arrivava si dedicava soprattutto a ristabilire la concordia tra i suoi compaesani”.
Alessandra Tabolacci