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13907032_781199058686918_8240287731636266827_nNon c’è persona al mondo che non abbia sentito parlare di pizza, in tutte le sue varianti più o meno appetibili, ma, comunque, la parola pizza è sicuramente la parola italiana più conosciuta e compresa nel mondo. Quanti di voi conoscono però la pinsa, la tradizionale pizza romana che pizza non è?

Unknown-1Se siete pronti per correggermi l’errore fermatevi perché pinsa si scrive proprio in questo modo, con la esse, perché deriva dal latino “pinsere”, allungare, verbo che spiega anche la forma di questo fantastico prodotto romano che presenta una forma ovale ed è più digeribile, per via di un impasto più leggero e la presenza di acqua fredda, della pizza classica.

A guardarla bene la pinsa dunque non è altro che una schiacciatina che nasce prima della pizza, di preciso all’epoca romana, dall’unione di diversi cereali macinati con acqua, sale ed erbe aromatiche che permettevano ai contadini di utilizzare le materie prime facilmente reperibili in maniera diversa, sostanziosa ma non pesante.

UnknownLa ricetta classica utilizza un mix di farine diverse, grano tenero, soia e riso impastate con acqua rigorosamente fredda (l’acqua nel caso della pinsa rappresenta ben il 75%-80% dell’impasto!) e lievito in quantità molto basse; l’impasto, altra particolarità, viene lasciato lievitare per minimo 24 ore e massimo 150 ore. Sì, avete capito bene: l’impasto arriva ad una lievitazione di 150 ore, cosa che rende la pinsa fragrante, digeribile e ipocalorica.

Il brand Di Marco, romano DOC, è riuscito a ricreare l’impasto di farine classico utilizzato nella ricetta originale e ha depositato la ricetta segreta.

La pinsa è particolare perché essendo molto, molto idratata è leggera e croccante all’esterno. Gli ingredienti possono fare la differenza ma anche la semplice con sale e olio extravergine di oliva è favolosa… assaggiare per capire!!

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