Castelverde calcio, ghiotte novità nello staff tecnico del settore giovanile agonistico per il 2017-18
Castelverde calcio, ghiotte novità nello staff tecnico del settore giovanile agonistico per il 2017-18
Roma – Il Castelverde apre il sipario sulla stagione 2017-18. Il club del presidente Maurizio Fiorini annuncia ufficialmente gli allenatori del settore giovanile agonistico. Una grandissima novità sarà legata alla Juniores (raduno in sede dal 23 al 27 agosto e ritiro a Ovindoli dal 28 agosto al 2 settembre) che è stata affidata a un tecnico di grandissimo spessore come Gaetano Magro. Nuovo anche il tecnico degli Allievi regionali (medesime date della Juniores) che sarà Roberto Bortoloni, mentre una gradita conferma come Domenico Tripodi (ex tecnico della Prima categoria) prenderà la guida degli Allievi regionali B (raduno in sede dal 26 agosto all’1 settembre, poi ritiro a Collelongo dal 2 all’8 settembre). Anche i Giovanissimi regionali (stesse date degli Allievi B) sono stati affidati a un tecnico già presente nel vecchio staff come Massimo Dolci, mentre l’altra curiosità riguarda il ritorno in panchina del direttore generale Clemente Longo che prenderà in carico i Giovanissimi fascia B (raduno in sede dal 28 agosto all’1 settembre, poi dal 2 al 7 settembre il ritiro a Ovindoli). Infine a Marco Valerio è stato affidato il gruppo dei Giovanissimi sperimentali 2005 (stesse date dei Giovanissimi B). Il preparatore atletico sarà il professor Daniele Guzzardo, mentre saranno tre i preparatori dei portieri: Giulio Miotto, Sonny Criscuolo e Fabio Giovanatti.
«Nei concetti enunciati dalla “Carta dei Diritti del Bambino nello Sport” – sottolinea il dg Longo – è da ritrovarsi, in primis, il senso della nostra attività, una vera missione educativa. Il percorso didattico educativo che è alla base del programma tecnico-didattico della Ssd Castelverde calcio sarà sempre fondato su tali precetti tenendo presente che le quotidiane e pressanti sollecitazioni che ogni bambino riceve dalla società odierna, dai mezzi di comunicazione, soprattutto da internet e TV, gli atteggiamenti della famiglia, della scuola, della società sportiva, influenzano la disponibilità da parte del bambino a praticare sport. Tale realtà incide il più delle volte negativamente sugli obiettivi formativi della pratica sportiva facendola regredire, deprimendo l’attitudine al sacrificio e al sottoporsi ad impegni, che invece necessitano di dedizione, motivazione, interesse. La nostra esperienza di campo ci suggerisce e ci permette di sentire, di osservare, che oggi il gioco del calcio sembra essere vissuto dalle nuove generazioni e dall’ambiente degli addetti ai lavori non più come un puro divertimento, come un gioco, ma quasi come un’imposizione. La scarsa cultura sportiva ormai dilagante, alimentata da un inadeguato modo di proporre calcio ai nostri bambini già a tenera età, l’eccessiva ricerca del risultato da parte di tecnici e dirigenti, le “pressioni” dei genitori che esprimono giudizi, gli assurdi e prematuri tatticismi, il volersi per forza proiettare in dimensioni professionistiche lontane dai fini di un’attività che è e deve essere prima di tutto ludica, giovanile ed aggregante, rendono abbastanza complesso il panorama odierno dei settori giovanili – osserva Longo -. Ciò non deve spaventarci, anzi deve renderci consapevoli della responsabilità che abbiamo nel cercare di invertire la tendenza appena descritta. Solo un progetto di lavoro serio, consapevole, finalizzato alla crescita delle qualità umane e tecniche del giovane che garantisca il dialogo, la comunicazione, la formazione di uno spirito critico aperto ed autonomo, ma soprattutto il divertimento, la gioia di praticare sport, di saper imparare individualmente e collettivamente e quindi la messa in atto dei “diritti” sopra enunciati, potrà rappresentare la giusta medicina per le devianze che minano la nostra attività didattica. Il calcio in questo senso dovrà unire in maniera decisiva gioco ed educazione, salute fisica e mentale, passione e divertimento dovrà essere il luogo da condividere con i nostri bambini che faciliti la socializzazione, l’esplorazione del loro mondo, dei loro bisogni, delle loro aspettative. Agli istruttori del Castelverde quindi spetterà il compito di sorvegliare, sensibilizzare ed educare, contribuendo al necessario cambiamento nella consapevolezza che l’unico protagonista della nostra missione rimane solo lui: solo ed esclusivamente il bambino. Non sono importanti le qualifiche degli allenatori, ma le competenze, le conoscenze e la capacita di impostare la didattica ponendosi obiettivi di crescita dei nostri ragazzi che vengono sempre prima dei risultati. Ci tengo a sottolineare un concetto fondamentale di come intendiamo il calcio noi – conclude il direttore generale – C’è chi fa calcio per affari o per avere una visibilità personale, utilizzando lo sport a suo uso e consumo, e c’è chi crede che il calcio sia un fenomeno sociale e che quindi appartiene alla gente, rappresenta un territorio come un grande fenomeno aggregativo ed educativo: questo è il calcio per me e per il Castelverde dove si crede fortemente che il progetto sportivo abbia una finalità importantissima per la crescita culturale e sportiva del nostro quartiere. A breve ufficializzeremo anche tutte le novità che riguardano la nostra Scuola calcio, intanto colgo l’occasione per augurare a tutti gli sportivi buone vacanze e buon riposo».
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«Nei concetti enunciati dalla “Carta dei Diritti del Bambino nello Sport” – sottolinea il dg Longo – è da ritrovarsi, in primis, il senso della nostra attività, una vera missione educativa. Il percorso didattico educativo che è alla base del programma tecnico-didattico della Ssd Castelverde calcio sarà sempre fondato su tali precetti tenendo presente che le quotidiane e pressanti sollecitazioni che ogni bambino riceve dalla società odierna, dai mezzi di comunicazione, soprattutto da internet e TV, gli atteggiamenti della famiglia, della scuola, della società sportiva, influenzano la disponibilità da parte del bambino a praticare sport. Tale realtà incide il più delle volte negativamente sugli obiettivi formativi della pratica sportiva facendola regredire, deprimendo l’attitudine al sacrificio e al sottoporsi ad impegni, che invece necessitano di dedizione, motivazione, interesse. La nostra esperienza di campo ci suggerisce e ci permette di sentire, di osservare, che oggi il gioco del calcio sembra essere vissuto dalle nuove generazioni e dall’ambiente degli addetti ai lavori non più come un puro divertimento, come un gioco, ma quasi come un’imposizione. La scarsa cultura sportiva ormai dilagante, alimentata da un inadeguato modo di proporre calcio ai nostri bambini già a tenera età, l’eccessiva ricerca del risultato da parte di tecnici e dirigenti, le “pressioni” dei genitori che esprimono giudizi, gli assurdi e prematuri tatticismi, il volersi per forza proiettare in dimensioni professionistiche lontane dai fini di un’attività che è e deve essere prima di tutto ludica, giovanile ed aggregante, rendono abbastanza complesso il panorama odierno dei settori giovanili – osserva Longo -. Ciò non deve spaventarci, anzi deve renderci consapevoli della responsabilità che abbiamo nel cercare di invertire la tendenza appena descritta. Solo un progetto di lavoro serio, consapevole, finalizzato alla crescita delle qualità umane e tecniche del giovane che garantisca il dialogo, la comunicazione, la formazione di uno spirito critico aperto ed autonomo, ma soprattutto il divertimento, la gioia di praticare sport, di saper imparare individualmente e collettivamente e quindi la messa in atto dei “diritti” sopra enunciati, potrà rappresentare la giusta medicina per le devianze che minano la nostra attività didattica. Il calcio in questo senso dovrà unire in maniera decisiva gioco ed educazione, salute fisica e mentale, passione e divertimento dovrà essere il luogo da condividere con i nostri bambini che faciliti la socializzazione, l’esplorazione del loro mondo, dei loro bisogni, delle loro aspettative. Agli istruttori del Castelverde quindi spetterà il compito di sorvegliare, sensibilizzare ed educare, contribuendo al necessario cambiamento nella consapevolezza che l’unico protagonista della nostra missione rimane solo lui: solo ed esclusivamente il bambino. Non sono importanti le qualifiche degli allenatori, ma le competenze, le conoscenze e la capacita di impostare la didattica ponendosi obiettivi di crescita dei nostri ragazzi che vengono sempre prima dei risultati. Ci tengo a sottolineare un concetto fondamentale di come intendiamo il calcio noi – conclude il direttore generale – C’è chi fa calcio per affari o per avere una visibilità personale, utilizzando lo sport a suo uso e consumo, e c’è chi crede che il calcio sia un fenomeno sociale e che quindi appartiene alla gente, rappresenta un territorio come un grande fenomeno aggregativo ed educativo: questo è il calcio per me e per il Castelverde dove si crede fortemente che il progetto sportivo abbia una finalità importantissima per la crescita culturale e sportiva del nostro quartiere. A breve ufficializzeremo anche tutte le novità che riguardano la nostra Scuola calcio, intanto colgo l’occasione per augurare a tutti gli sportivi buone vacanze e buon riposo».
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Area comunicazione Castelverde calcio