DA ZERO A DIECI
La suggestiva cornice del grande Teatro Politeama di Palermo, splendido raccoglitore di immensa cultura, sembrava voler ricordare la sua lunga storia in ogni angolo.
Inaugurato nel 1874, dopo la morte di Garibaldi (1882), il teatro prende il nome di Politeama Garibaldi.In cima al monumentale arco trionfale domina la Quadriga bronzea di Mario Rutelli, che rappresenta il “Trionfo di Apollo ed Euterpe” fiancheggiata da una coppia di cavalli bronzei e cavalieri modellati da Benedetto Civiletti rappresentanti i “Giochi olimpici”.
Al primo colpo d’occhio l’impianto scultoreo ricorda le due quadrighe sul Vittoriano a Roma che sono coeve e ugualmente simboliche nel loro messaggio di unità della patria e libertà dei cittadini. All’interno tutto è maestoso, a partire dall’iniziale progetto che prevedeva di poter ospitare fino a 5.000 spettatori, oggi i posti sono 1.000. Il sipario è alto circa 14 metri e pesante più di 400 chili. I palchi imponenti attirano l’attenzione come anche i velluti rossi delle poltroncine e di tutti i camminamenti in grado di assorbire ogni rumore di passi fastidiosi.
L’emozione insomma ti prende il cuore già al primo respiro e al primo sguardo. Non molti lo sanno, ma questa straordinaria opera di architettura fu ampliata e inaugurata una seconda volta nel 1891 in occasione della grande Esposizione Nazionale che si teneva quell’anno a Palermo. Il grande Maestro Arturo Toscanini ha calcato le tavole del suo palcoscenico dal 1891 al 93 come Direttore d’eccezione. Dal 2001 il Politeama è sede della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana e ospita una ricca stagione concertistica.
Anche le duecento persone presenti alla premiazione dell’8 novembre scorso sembravano raddoppiarsi seduti sui sedili rosso fuoco, perfettamente allineati. Poi, alle 11 e 30, proiettate sul grande schermo di fondo, hanno cominciato a scorrere tutte le opere iscritte al concorso. Era il segnale dell’inizio della premiazione attesa. Tre i premiati da Prince Art, ma tanti i riconoscimenti per gli artisti soddisfatti di essere chiamati in quel luogo totalmente deputato all’Arte.
Quando Armando Principe, Presidente di Prince Art, e Veronica Nicoli, Amministratore Delegato, ma anche sua bellissima moglie, sono saliti sul palco, l’attenzione e il silenzio sono aumentati per ascoltare i nomi di chi, giudicati anche dallo storico dell’arte italiano per eccellenza, Vittorio Sgarbi, sono destinati a salire nell’Olimpo dell’arte.
I due dirigenti hanno annunciato l’avvio di un progetto, destinato a promuovere gli artisti direttamente nelle case dei collezionisti, che li porterà a toccare la grande piazza di Milano per nuove esposizioni, come anche quella di Salerno, città della loro attività di base. E poi ecco, dalla voce di Veronica, i nomi dei vincitori del Concorso Prince Art che nell’“Isola che c’è”, sotto l’attenzione di circa 20.000 visitatori nella Villa Castelnuovo, si sono avvicinati al successo.
Tre le categorie partecipanti Pittura, Scultura e Fotografia. Ma noi aspettavamo solo la categoria scultura e non siamo stati delusi.
Il vincitore assoluto è Francesco Zero, già Direttore del Museo del Giocattolo di Zagarolo con la scultura in bronzo “Portatore d’Arte”.
Un lavoro autobiografico che rivela tutta la creatività di un vero scultore che affonda le sue mani nella cera da fusione per modellarla e colarla con perizia, dopo anni di esperienza nella famosa Fonderia Anselmi di Via Acuto 50 a Roma.
Di lui così commentano alcuni critici che lo apprezzano:
“Le sculture di Francesco Zero hanno la connotazione di un “racconto” di una realtà risolta in senso espressionista che rapporta l’uomo allo spazio superando le leggi del movimento e della gravità.
Nella loro essenzialità le figure sembrano voler uscire dalla materia e raggiungere quella libertà che è anelito di tutte le creature viventi, libertà d’esprimere la propria vitalità corporea, la danza,il balzo, il proprio grido di gioia.
Zero sa che il miracolo delle cose visibili è un’apparizione subitanea continuamente mutante nel trascorrere del tempo.
Sa che dopo un attimo il lampo rosso di un riflesso, il clic di un gesto o di un respiro non ci sarà più perché sarà cambiato, nell’inarrestabile flusso del tempo, lo sguardo stesso dell’autore e addirittura la sua ispirazione, il suo pensiero sarà volato via.
Sa che per fermare il miracolo dell’apparenza fenomenica e consegnarla all’eternità, che solo l’arte può garantire, bisogna fermare il tempo, catturare definitivamente quella realtà, quel momento supremo di “verità” che sta dentro ciascuno di noi.”
Da “Il poeta della materia “ di Augusto Benemeglio
e ancora
“La scelta della cera
Malleabile, docile, a volte rude.
Da modellare e da scolpire. Veloce nella reazione al caldo, che la rende morbida, immediata nella reazione al freddo che la irrobustisce e la immobilizza.
E’ di colore rosso quella preparata dal mio fonditore e interagisce con me ad ogni mia azione; risponde con i suoi chiaro-scuri e reagisce con la sua disponibilità e le sue resistenze.
Quando la figura è quasi completata la reazione al movimento che le impongo è come quella di un corpo pulsante, vivo.
Ogni piega, ogni sforzo ogni gonfiore, ogni frattura che le infliggo è tanto umana e vera da sorprendermi felice ogni volta e …. ancora ogni volta.
L’impronta delle mie dita è sempre, attraverso la cera, su quell’unico originale di bronzo.”
Simonetta Serangeli
A proposito del 10 nel titolo, la spiegazione è a seguire:
Dal sito http://www.adesso-online.de
Le 10 splendide cose da fare a Palermo di Cristiana Filtri
Ecco le 10 cose da fare quando si è a Palermo. Ma premetto subito che sarebbero ben più di dieci. Queste che seguono sono però a mio avviso quelle più caratteristiche. Io stessa ho avuto la fortuna di vivere un anno in una piccola città in provincia di Palermo, Misilemeri, e di poter assaporare la bellezza della vicina città della Santuzza. E vedrete che una volta andati a Palermo, una parte del vostro cuore rimarrà lì e vorrete tornarci tante altre volte. 1. Centro storico a piedi Armatevi di scarpe comode e bottiglietta d’acqua, perché Palermo si gira a piedi. Senza fretta e con molta calma vi stupirete di quanta strada farete. Percorrete tutta via Maqueda dalla Stazione fino a piazza Politeama. Non stiamo a elencare tutto ciò che incontrerete (piazza Pretoria, chiamata anche piazza della Vergogna per via delle sue statue “svestite”, piazza Verdi con il Teatro Massimo) perché una qualsiasi guida su Palermo ve lo dirà. 2. Via dei Calderai Una via che poche guide menzionebbero, ma che è imperdibile è via dei Calderai, una traversa, guarda caso di via Maqueda prima di arrivare a piazza Pretoria. Questa caratteristica viuzza pullula di botteghe con svariati oggetti metallici di uso quotidiano, come pentole, padelle e ovviamente tutto, ma proprio tutto per la caldaia. 3. I quattro mercati Esperienza imperdibile: fare un giro in uno dei mercati di Palermo. Qui il tempo si è veramente fermato. Niente carrelli, casse con lo scanner o porte che si aprono da sole. Ma solo frutta e verdura cresciuta in una terra baciata dal sole tutto l’anno, profumi genuini e sapori di una volta, come quelli di panini farciti con le melanzane fritte, crocchette, panelle e sfincione. Girate per il mercato senza meta, fate una foto al “vridumaro” (verduriere) o al “carnezziere” (macellaio). Non stupitevi se i venditori vi attaccano bottone o se sbraitano… stanno solo cercando di guadagnare il loro pane quotidiano! Per fare questo tuffo nel passato potete scegliere tra la Vucciria (tra Via Roma e Corso Vittorio Emanuele all’altezza dei Quattro Canti), il vicino mercato de Il Capo (lungo via Carini e via Beati Paoli), il caratteristico Ballarò (vicino alla Stazione Centrale, da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory verso Porta S. Agata) e Borgo Vecchio (vicino al porto, in corso Scinà, tra piazza Sturzo e piazza Ucciardone) aperto tutta la notte, luogo di ritrovo per gli amanti delle ore piccole. Un consiglio: evitate di sfoggiare gioielli o orologi cari e costosi. È meglio non indurre in tentazione eventuali ladri o borseggiatori. A ogni modo girare per i mercati di Palermo non è più pericoloso che girare in qualsiasi altra parte del mondo. 4. Il Monte della Santuzza Santa Rosalia, la Santuzza, è la protettrice di Palermo. Si narra che la giovane ricca e nobile normanna, vissuta a Palermo introno al 1100, lasciò tutto e andò in una grotta sul Monte Pellegrino per condurre una vita di contemplazione e preghiera. Molti secoli dopo, nel 1623, mentre a Palermo era scoppiata la peste apparve in sogno a un cacciatore e gli disse di andare a prendere i resti delle sue ossa nella caverna e di portarli in giro per le strade. La peste, miracolosamente, smise di decimare la popolazione palermitana. Da allora, il 15 luglio, ogni anno si ripete questa processione, chiamata Il festino. Se si è a Palermo non si può non andare sul Monte Pellegrino, tra l’altro riserva naturale dal 1994, visitare il Santuario e godere della vista su Palermo. 5. Palermo vista da Baida e Monreale Baida è una collina di Palermo. Da qui si gode di una vista stupenda sulla città. Inoltre è il luogo ideale per ricaricarsi e sfuggire alla calura estiva. La Diocesi di Palermo ha qui un ex convento benedettino adibito a casa di accoglienza (Casa diocesana Oasi Baida, Piazza Baida 1, 90136 Palermo, tel. e fax 0039-091-223893 casadiocesana@diocesipa.it, www.arcidiocesi.palermo.it) e gestito dalle simpatiche e gioiose monache dell’Istituto religioso Suore del Bell’Amore (www.suorebellamore.it). Anche da Monreale si ha una splendida vista sulla Conca d’Oro. Così come stupendo è ammirare il Cristo Pantocratore che si trova nel Duomo di Monreale. 6. Catacombe dei cappuccini In piazza Cappuccini 1 c’è un convento dei Cappuccini. Sotto il convento, nelle catacombe, vi sono più di 8000 scheletri e corpi mummificati, sepolti tra il 1599 e il 1880. 7. Misilmeri, il villaggio dell’Emiro Per avere un’idea della vita fuori Palermo vale la pena fare un giro a Misilmeri. Questa cittadina ha origine arabe, come testimoniano le rovine del Castello di “Menzel – El – Emir”, (il villaggio dell’Emiro) costruito per volere dell’Ermiro Giafar II. Misilmeri si raggiunge comodamente con un bus che parte dietro alla Stazione Centrale. Un consiglio: se ce la fate cercate di andarci verso mezzogiorno. Se siete fortunati potrebbe passare in quel momento il garzone che dirà alta voce “pani” e dai balconi vedrete calare tanti cestini. A seconda degli euro che il garzone vi troverà metterà la quantità di pane corrispondente e appena sfornato. 8. Gelato nella brioche Immancabile. La colazione con la brioche (briosca) riempita di gelato. Ottima quella nella di “Ciccio” vicino alla stazione (Corso dei Mille angolo via Paolo Balsamo). Altra prelibatezza da non perdere e tipica di Palermo è il gelato al melone ovvero all’anguria. Un vero toccasana quando c’è troppo caldo! 9. Museo dei Pupi Al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino (Piazzetta Niscemi 5, tel.: 0039- 091-328060, www.museomarionettepalermo.it) si possono ammirare più di duemila pezzi, dai pupi siciliani alle marionette indonesiane. Ottimo per tornare bambini. 10. Mondello È la spiaggia dei palermitani che a inizio secolo era una palude. Fu un nobile, il principe Francesco Lanza di Scalea che ebbe l’idea di bonifacare la palude e trasformarla così in quella magnifica spiaggia distesa tra il Monte Pellegrino e Monte Gallo che prende il nome di Mondello. Da quel periodo in poi diversi nobili di Palermo si fecero costruire villini in stile liberty per la villeggiatura. Da vedere è lo stabilimento balneare costruito agli inizi del ‘900. Se siete appassionati di Windsurf sappiate che nelle prime due settimane di maggio proprio a Mondello