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Ho impiegato qualche ora a digerire la notizia. Ne abbiamo date tante, insieme, ma ce ne sono alcune che – anche dopo tanti anni – sono sempre difficili da dare. Quando ho iniziato a scrivere ero poco più che maggiorenne… era una cosa nuova, avventurosa. Lo facevo con un giornale di Velletri che, poco prima, aveva perso il suo referente sul nostro territorio.

Quel “referente” era Antonio Gamboni… l’ho incontrato nei primi consigli comunali, alle prime iniziative pubbliche. Io di sinistra, lui ex democristiano, innamorato della nascente avventura Berlusconiana… politicamente eravamo sempre in disaccordo ma nutriva grande stima e rispetto per il mio modo di scrivere.

Poco dopo, insieme, siamo partiti con l’avventura di Settegiorni, diventata poi La Notizia. Abbiamo coinvolto nel progetto l’amico Giorgio Borghesani, con la sua matita arguta e pungente, ed una squadra giovane e innamorata del lavoro che si faceva. Lui il direttore, io il vice… un po’ don Camillo e Peppone. Ma sempre grandissimo rispetto.

Con lui sono cresciuto, avendo totale libertà di scrivere quello che volevo. Abbiamo rotto i coglioni ad un sacco di gente, fermato interessi, lottato per la libertà di informazione. Mi ha sempre difeso, anche quando non era perfetta in sintonia con ciò che avevo scritto…

Nel 2003 le nostre strade si sono divise… io ho fondato Il Nuovo Corriere, lui ha continuato con La Notizia. Dopo i primi mesi, ci siamo subito ritrovati a condividere le difficoltà – comuni – della stampa locale. L’ho visto lottare come un leone contro la malattia, uscendo ogni volta vincitore. E’ stato un dolore, per me (che ho un pessimo rapporto con il male), vederlo sofferente su quella poltrona. Due anni fa, con il Laboratorio Prenestino, abbiamo organizzato la presentazione de “L’unico capolavoro è vivere”, il libro con con Antonio riassume 70 anni di storia del territorio, come fondamenta delle relazioni tra informazione locale e associazionismo.

Era ancora forte e determinato. E lo è stato ancora a lungo, nonostante la malattia abbia continuato, per quasi venti anni, a minarne la solidità. Con lui e Giorgio, a La Notizia, di scherzi ne abbiamo fatti tanti… quando ho saputo la triste notizia ho provato a sperare che non fosse vera. Perchè di Antonio potevi pensare tutto… eccetto che un giorno non ci sarebbe più stato.

Rimane il rammarico di non averlo salutato, rimane l’affetto sincero per un uomo e un giornalista con cui ho percorso un lungo tratto del mio cammino professionale.

Un esempio, in un panorama di leccaculo e voltagabbana, che si può tenere la barra dritta convinti di ciò che si sta facendo.

Ciao Anto’, dopo tanta fatica spero possa riposare in pace.

Massimo Sbardella

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