Enrico Benaglia, “nessuna cosa ode più sciocchezze di un quadro”
Di buon mattino parto dalla Stazione di Zagarolo per raggiungere il Maestro Benaglia a Roma, non lontano dal quartiere Coppedè che amo e conosco come uno dei posti più belli e magici della grande città. Il suo studio è composto da tre grandi sale comunicanti fra loro. All’ingresso una piccola scritta incorniciata accoglie gli ospiti: “nessuna cosa ode più sciocchezze di un quadro”; Benaglia mi confida, con un sorriso, di averlo acquistato da un rigattiere, ridiamo insieme.
L’ultima stanza in fondo è dedicata al suo lavoro. E’ piena di colori, di odori, di pennelli, di cavalletti e carta, tanta carta, fogli grandi, piccoli, bianchi o blu, verdi, rossi. Enrico mi chiede di chiamarlo per nome e la confidenza è così naturale che parlare con lui di argomenti profondi e sinceri diventa immediatamente possibile. Non siamo soli perché un mare di silhouette di uomini, donne, animali si alternano in una infinita sfilata appassionante tutto in giro e sulle pareti.
Una magia …aleggia morbida mentre Enrico risponde con calore alle mie domande.
Cosa ti guida nelle composizioni fantastiche e nella scelta di scenografie che hanno spesso il particolare punto di osservazione dall’alto
Ho sempre pensato che il contatto con la gente sia un dono che l’artista non deve mai sottovalutare. Le osservazioni, gli scambi con i miei estimatori mi hanno sempre arricchito fino al punto di farmi riflettere e soffermare sulla storia dell’uomo. Sulle leggende legate alla sua vita, sui miti e sulle favole che lo hanno seguito da sempre. Su questo aspetto ho puntato la mia attenzione ed ho riportato sulle tele le storie più recondite con ambientazioni surreali fatte di uomini con le ali, di animali che parlano e di una natura che vive in simbiosi con tutti. Ma tutti quei miei angeli,quelle farfalle, le stelle, in fondo sono creature alate più che creature soprannaturali. Quell’occhio che guarda dall’alto è un altro elemento che rientra nella ricerca dell’insolito. Un punto di osservazione che raggiunge gli angoli nascosti con maggiore facilità rivelando ciò che spesso non viene raccontato.
E cosa pensi di raccontare che gli altri artisti non facciano o non abbiano già fatto.
Ogni artista racconta una storia, la propria; ogni artista propone la sua verità, io espongo la mia sapendo che le diverse versioni possono perfettamente coesistere, come ci insegna Pirandello. In arte è già stato detto e fatto praticamente tutto…..io vado avanti senza smanie,con una serena indifferenza. Se sogno ad occhi aperti? Io sono uno che non si giudica,o almeno ci provo!
In questa mostra proponi 20 pastelli, perché la scelta di questa tecnica?
Il pastello è morbido, duttile, umile nei confronti dell’artista che lo governa ma soprattutto è uno dei primi mezzi di espressione artistica dei bambini, insieme ai gessi e alle cere; la sua velocità di stesura mi da l’opportunità di catturare con immediatezza l’idea che alberga in me.
Sai, quando ero piccolo ero molto litigioso e attaccabrighe, un terremoto insomma! Mia madre mi teneva buono facendomi disegnare col gesso sulla lavagna dove scriveva la lista della spesa; le devo molto. Per me è fondamentale anche la preparazione dei pigmenti che faccio personalmente; fino a pochi anni orsono, quando con spensieratezza andavo a far scorta di colori(per me un momento assolutamente ludico e gioioso)pregustando il momento in cui li avrei utilizzati, trovavo una vasta gamma di cromie, ora la stessa si è pressoché dimezzata…certi bei punti di grigio, di azzurro, sono ormai un ricordo. Una perdita enorme.
Sfogliando “Enrico Benaglia” di Nino D’Antonio mi hanno colpito alcuni tuoi aforismi, in uno dici: il ricordo è una menzogna sincera in buona fede. Perchè?
I ricordi fanno parte di noi, sono la nostra essenza, senza di essi non saremo noi stessi ma non sempre sono sinceri, ci parlano da mondi reconditi, a volte ci ingannano per non farci soffrire, a volte si perdono, si confondono, poi riaffiorano confondendoci nuovamente oppure ci confortano ma sempre benevolmente.
Sei un artista poliedrico, pittore, scultore, poeta dell’animo; credo tu sia instancabile ma quante ore dedichi alla tua attività artistica?
Ti racconto un aneddoto: un’ assolata domenica d’autunno, all’alba dei miei settant’anni, uscii di casa per incamminarmi sul Gianicolo alla ricerca del busto di un mio antenato garibaldino Melchiorre Cartoni; davvero una bella arrampicata verso il colle immerso nel verde e una lunga ricerca per scovarlo, li dovetti vedere praticamente tutti prima di trovarmici di fronte! Una volta raggiunto il traguardo prefissatomi tornai indietro e solo allora comincia a sentirmi stanco…in verità non lo sono mai! Lavoro nel mio studio otto ore al giorno, una breve pausa per uno spuntino o per un caffè durante il quale approfitto per uno scambio di idee con qualche amico-collega o collezionista che mi viene a far visita.
Le idee continuano ad affollarsi nella mia mente, allora disegno, compongo, sperimento, cerco ispirazione da una delle mie silhouette che magari ho momentaneamente accantonato; leggo molto, mi documento, sono essenzialmente un curioso della vita.
Serena Borghesani.
creature soprannaturali