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“Sono passati diciannove anni dalla scomparsa di Fabrizio, ogni volta che ne parlo non vi nascondo che ho tensione perché voglio trasmettere quello che lui è stato. Mi emoziono sempre, ma il motivo risiede nel fatto che, come testimoniato dalla presenza numerosissima di oggi, Fabrizio ha saputo parlare a tutti, dai colti agli ultimi, con la sua autorità e la sua musica”.

Potrebbe già bastare questa considerazione, senz’altro veritiera e incisiva, per raccontare l’evento speciale che la Mondadori Bookstore Velletri-Lariano, a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa del mito Faber e un mese prima di quello che sarebbe stato il suo settantasettesimo compleanno, ha organizzato con il giornalista Luigi Viva e con i musicisti Simone Presciutti e Giampiero Gotti.

Un’alchimia di musica, vita e cultura che ha attratto oltre cento persone, assiepate tra gli scaffali della Libreria veliterna e rapiti, come sempre succede, dalle note e dalle parole poetiche di Faber, intervallate dal racconto di chi lo ha conosciuto. Non per un dio ma nemmeno per gioco, edito da Feltrinelli e giunto alla sua diciannovesima ristampa, è il terzo tascabile più venduto di sempre.

Luigi Viva, l’autore, ci ha tenuto a precisare la natura biografica unica, perché molte delle pagine del volume sono state corrette proprio insieme a De André. Un ritratto umano e professionale, nonché politico, davvero interessante: Viva ha infatti sottolineato molto il ragionamento sulla società che il cantautore genovese portava avanti, con la sua sincera adesione all’anarchia probabilmente nata da una situazione familiare composta da un padre esemplare e un fratello inarrivabile (un professore e un avvocato).

Vicenda umana e domestica che si intreccia con quella di Paolo Villaggio, amico di sempre e compagno di tante bravate, con cui Fabrizio ha condiviso momenti di gioia e momenti di inquietudine, soprattutto agli albori della carriera quando i soldi erano sempre pochi, i progetti troppi e la fiducia non aiutava.

“Sfido chiunque a trovare un intellettuale che, nonostante una posizione politica così netta, sia stato ascoltato da tutti, a destra, a sinistra e al centro”: Luigi Viva ha spiegato l’impatto sull’opinione radicata di De André, rifacendosi anche a “Don Raffaè”, uno dei brani eseguiti dal duo Gotti-Presciutti insieme a “La canzone di Marinella”, “Bocca di rosa”, “La canzone del maggio” e altri. “Don Raffaè è quanto di più tragico possa avvenire, lo Stato che si abbassa e si sottomette alla malavita – ha dichiarato l’autore – eppure sembra un testo allegro, fa venire voglia di battere le mani a tempo di musica”.

Una delle definizioni che De André amava, e che per un certo periodo di tempo nella mente di Viva avrebbe potuto dare il titolo al libro, è “falegname di parole”: “Per spiegare questa espressione che così bene lo descrive vi racconto solo la sua capacità, geniale e spontanea, di dare forma alle sensazioni. Nel descrivere, in questo libro, un periodo di forte sofferenza mi corresse con ‘erosione di dolore’ il pezzo in cui narravo di questo malessere. Cosa si può dire di più?”.

Arte e sregolatezza, due caratteristiche che Faber non può e non deve nascondere: “Le bravate, l’alcol, le donne, tutto ciò fa parte del personaggio. Con la Fondazione, che sta cercando insieme al ‘Progetto Conservatori’ di lavorare anche alla ricostruzione delle partiture integrali dei testi, abbiamo qualche timore sul film di prossima uscita. Siamo felici che sia stato girato, ma non vorremmo vedere – ha svelato Viva – un Fabrizio ‘infighettito’, mitizzato”.

Sono emerse dalle parole del giornalista romano aneddoti sull’amicizia con Luigi Tenco, le interviste, i colloqui al telefono e gli episodi che dipingono l’animo intimo di un uomo particolare ma generoso, ribelle a tal punto da non accettare le sue origini “borghesi” (“non voleva sentirla neanche nominare, questa parola!”), in una coerenza esistenziale comune a pochi. Luigi Viva ha risposto anche ad alcune domande del pubblico, in merito al rapporto tra il figlio, Cristiano, e Fabrizio: “Ho assistito ad alcuni concerti di Cristiano e devo dire che mi sembra di rivedere il padre in chiave rock. Ogni tanto, parlando, ci confrontiamo. Ha preso molto dal padre, nonostante i rapporti non siano stati sempre semplici”.

La degna chiusura è stata affidata ancora una volta a Simone Presciutti e Giampiero Gotti, che hanno suggellato egregiamente la splendida iniziativa targata Mondadori Bookstore con le note e le parole di Fabrizio De André. Le tante persone accorse, alcune visibilmente commosse, hanno testimoniato l’immortalità di questi eventi culturali ispirati e dedicati a personaggi di tale calibro, che prendono a prescindere l’anima della gente: “Anche se voi vi sentite assolti, siete lo stesso coinvolti”, per dirla alla Faber.

La Libreria veliterna non si ferma e presto ufficializzerà, sulla propria pagina facebook ufficiale (“Mondadori Bookstore Velletri-Lariano”) e sulla stampa i prossimi eventi. La programmazione proseguirà con altri nomi di primissimo piano, per un circuito virtuoso di case editrici, scrittori e temi di livello in cui l’importante realtà culturale di via Pia – premiata dal pubblico – è ormai inserita.

Rocco Della Corte 

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