Franco Basaglia e “La rivoluzione nella pancia di un cavallo” a Velletri
Parla l’Assessore Giulia Ciafrei: “Ricordare Franco Basaglia per rifiutare un sistema che crede di poter negare le proprie contraddizioni per sembrare perfetto”
La rivoluzione nella pancia di un cavallo si avvicina, così come il convegno che servirà ad analizzare diversi aspetti socio-sanitari che poi ritorneranno nel leitmotiv dello spettacolo teatrale e musicale ideato dalla cantautrice e psicoterapeuta Daniela Di Renzo. Se il 25 marzo, alle ore 18.00, il Teatro “Tognazzi” vedrà impegnati attori e musicisti per la data zero di questo lodevole progetto nazionale, non meno importante sarà il dibattito/convegno organizzato dal Comune di Velletri in collaborazione con la stessa dottoressa Di Renzo e con gli operatori della ASL RM 6, del CSM di Velletri, dell’Accademia di Belle Arti e con l’assessorato ai Servizi Sociali. La titolare delle deleghe, dottoressa Giulia Ciafrei, ha rilasciato un’intervista in merito al “progetto Basaglia”, supportato dall’Associazione Psichiatra Democratica (fondata dallo stesso Basaglia) e dall’Associazione Culturale Memoria ‘900 di Velletri, parlando sia della parte artistica che di quella medica. Due binari che viaggiano in parallelo. Per informazioni sullo spettacolo è attivo un sito web dedicato (www.larivoluzionenellapanciadiuncavallo.com), così come una pagina facebook, e notizie sono rintracciabili anche sui canali social di Memoria ‘900 (www.memoria900.eu e Associazione Memoria ‘900 su Facebook).
Assessore Ciafrei, nel quarantesimo anniversario della scomparsa di Franco Basaglia Velletri lo ricorda con lo spettacolo “La rivoluzione nella pancia di un cavallo”, curato dalla cantautrice e psicoterapeuta Daniela Di Renzo in collaborazione con Psichiatria Democratica e Memoria ‘900. L’Assessorato da lei guidato ha sposato il progetto, quali motivi vi hanno indotto a supportare questa esperienza artistica e impegnata?
Sono molto legata alla figura di Basaglia, che è stato un medico rivoluzionario sia per la sua apertura di pensiero sia perché è riuscito in maniera più o meno concreta ad applicare il suo pensiero alla società. Credo che questo sia un momento in cui dobbiamo ricordare i grandi personaggi che hanno rivoluzionato il modo di guardare alla diversità e penso che l’arte, e in questo caso il teatro, sia uno dei modi migliori per diffondere la conoscenza e il pensiero di chi non è più così conosciuto, soprattutto alle nuove generazioni, e per ricordare a tutti da dove veniamo, che fatica abbiamo fatto per arrivare fino a qui e quanto ci costa dal punto di vista umano e sociale fare passi indietro.
Lo spettacolo sarà preceduto da un convegno organizzato dal Comune e dall’entourage che lavora anche al progetto intorno alla spettacolo: che spirito si avrà nel convegno, e quali realtà vi parteciperanno?
Il convegno è stato pensato per dare una cornice teorico-pratica allo spettacolo, per riflettere sulle nuove prospettive dei servizi psichiatrici a quaranta anni dalla legge. Abbiamo cercato di mettere insieme vari attori che si occupano di psichiatria, in primo luogo i servizi territoriali quindi la ASL RM6 e il CSM di Velletri, e il Liceo delle Scienze Umane veliterno con cui il CSM ha un rapporto ormai da anni. Interverranno inoltre Psichiatria Democratica e le docenti dell’ Accademia delle Belle Arti di Roma del corso per la formazione di operatori artistici a servizio della riabilitazione, e l’autrice dello spettacolo La rivoluzione nella pancia di un cavallo. Insomma abbiamo messo in piedi una piccola “comunità terapeutica”.
Nel suo ruolo istituzionale ha sempre mostrato molta attenzione verso gli ultimi. Quanto è attuale oggi il ragionamento di Basaglia, e il suo modo diverso di “affrontare la questione”, nel rapporto tra il medico e il paziente e in quello tra il ‘normale’ e il ‘diverso’?
Sicuramente vanno mantenuti fermi i principi anti-manicomialisti e il riferimento al territorio come luogo principale di cura e accoglimento, certo è che molte cose vanno ancora migliorate e numerosi studi hanno dimostrato che il trattamento della malattia mentale non può risolversi soltanto con interventi di tipo sociale. Quello che invece oggi dovremmo ricordare è che la diversità è parte della natura umana e va rispettata, accettata e accolta. Riprendere il ragionamento di Basaglia, ampliarlo oggi a varie categorie, e rifiutare, come fece Basaglia all’epoca, un sistema sociale e politico che crede di poter negare e annullare le proprie contraddizioni allontanandole per sembrare una società perfetta, ma che di fatto crede di risolvere i problemi escludendo e emarginando determinate categorie è quanto mai necessario. Come ancora oggi dice lo slogan dei servizi di Trieste “La libertà è terapeutica” e questo secondo me è un principio che potrebbe e dovrebbe essere applicato in molti campi, non solo in psichiatria.
Tornando allo spettacolo, a suo avviso arte e medicina, psicoterapia e teatro, sono mondi che si avvicinano? Cosa la affascina di questo progetto, dal titolo così eloquente e dedicato ad una figura capitale del Novecento proprio nell’ambito sociale?
Anche in questo caso io non credo nella settorialità, anzi credo proprio che più siamo intersettoriali e più permettiamo a vari mondi di contaminarsi più ci arricchiamo e facciamo un buon lavoro. Quindi penso che arte, medicina, psicoterapia e teatro – anche se lontani – possano supportarsi a vicenda e collaborare: ne avremo dimostrazione pratica il 15 marzo. Infatti, dopo la conferenza, nel pomeriggio ci saranno laboratori gratuiti e aperti a tutti organizzati dal CSM e dall’ Accademia delle Belle Arti proprio a dimostrare che sono mondi che possono lavorare insieme per raggiungere obiettivi terapeutici. Come ho già detto l’arte, e in questo caso il teatro, è un mezzo potentissimo di diffusione e conoscenza. Trovo il progetto molto valido e importante. Il titolo richiama l’opera collettiva Marco Cavallo, appunto un cavallo di quattro metri realizzato dai pazienti del manicomio di Trieste, che contiene desideri, sogni e soprattutto è visibile, è impossibile non vederlo. Qui sta il fascino suggestivo del titolo dello spettacolo e della figura di Basaglia: dare visibilità a chi viene tenuto nascosto ed emarginato, sensibilizzare il pubblico, per far sì che ognuno si faccia carico della battaglia per la libertà e per il riconoscimento della dignità della persona nel momento in cui questa, ancora oggi, viene negata.
Rocco Della Corte