IL CULTO DI S.AGAPITO A BISENZO E LE VICENDE DELLE SUE RELIQUIE A VILLA FONTANE E VALENTANO
Recentemente siamo venuti a conoscenza di altri luoghi in cui è venerato il nostro patrono S.Agapito. Da un articolo di Romualdo Luzi e Bonafede Mancini, sappiamo che a Bisenzo, una città etrusca che sorgeva sulle rive occidentali del lago di Bolsena – l’antica Visentium romana – verso il 590, ai tempi di S.Gregorio Magno, esisteva una diocesi in cui era venerato il santo prenestino. Alcuni documenti attesterebbero che nel 575 i Longobardi distrussero Bisenzo e il vescovo – secondo un’antica tradizione orale – si sarebbe rifugiato nella vicina Valentano portando con se le reliquie dei santi protettori, tra cui anche quella di S.Agapito da Palestrina.
La prima notizia del culto storicamente dimostrata, risale però al 1284, quando il vescovo Francesco da Orvieto dispose la demolizione della chiesa di S.Giovanni di Rosano a Bisenzo e di unire il titolo di questa chiesa a quella di S.Agapito che, molto probabilmente, era stata eretta – duecento anni dopo – sulla sommità del colle dove sorgeva la città distrutta dai Longobardi.
Le fonti d’archivio precisano che le reliquie del martire, anche se la chiesa gli era intitolata fin dal Medioevo, giunsero a Bisenzo solo nella prima metà del XVII secolo. Le visite pastorali di mons. Gaspare Cecchinelli testimoniano che le reliquie del santo furono traslate da Corneto (l’attuale Tarquinia) a Bisenzo per opera dello stesso vescovo nel 1634, e vi rimasero custodite fino al 1724.
In quell’anno, considerato lo stato d’abbandono della cittadina, si decise di trasferirle nella chiesa di Capodimonte, con l’impegno però di riportarle a Bisenzo nel giorno della festa del santo, ed anche nel caso che “il signor Curato ritornasse ad habbitare a Bisenzo”. La reliquia era costituita da un frammento d’osso del santo conservata in un reliquiario a forma di braccio con la palma del martirio in mano. Il reliquiario, ordinato da una certa Maddalena Ciglioni di Capodimonte nel 1729, è tutt’oggi visibile nella chiesa parrocchiale della SS.ma Annunziata di Villa delle Fontane a Valentano. A Capodimonte, in occasione della festa, che si teneva come a Palestrina il 18 agosto, si correva il palio e alla processione, che recava da Capodimonte a Bisenzo il braccio con le reliquie, partecipavano anche tamburi, pifferi e soldati.
Secondo lo storico Flaminio Annibali (1733-1813), la festa del santo si celebrava oltre che a Capodimonte, anche a Valentano dove era stata portata la metà della reliquia. Il fatto è ricordato anche dal Codoni nel suo Cenni storici intorno la terra di Valentano (1867 c.): «A Valentano si celebra ancora la festa di S.Agapito Martire, già Protettore di Bisenzo, la cui reliquia, stando ivi esposta il giorno della sua festa in una piccola Chiesa rimastavi, dopo la distruzione del paese. Un Pastore per nome Lorenzo Ciandra, vedendo che non vi era alcuno a venerarla, innocentemente la prese e la portò in Valentano sua patria. Il Vescovo fece restituire la Reliquia a chi si dovea, ed un dente massillare fu donato a questa Chiesa che fa la Festa colla processione ogni anno il giorno 18 Agosto». Il Codoni, però, erroneamente parla di un dente invece che di un piccolo frammento osseo del braccio; inoltre, dai documenti conservati nell’Archivio della Curia Vescovile di Montefiascone si è potuto accertare che il Ciandra non prese “innocentemente” la reliquia il 18 agosto 1728, ma la rubò. Egli, infatti, subì un processo due settimane dopo il furto. Il processo, iniziato il 2 settembre con le deposizioni di alcuni testimoni di Bisenzo, di Villa Fontane e di Valentano, proseguì fino al 2 novembre quando lo stesso Ciandra ammise la sua colpevolezza. Egli raccontò che il giorno del furto, si era recato alla festa armato di due schioppi per solennizzarla con degli spari, come consuetudine. Approfittando del fatto, però, che i soldati dormivano, entrò nella chiesa forzandone la porta e, avvolto in una tovaglia il braccio con la reliquia di S.Agapito, la portò via ma non per tenerla con sé, ma per portarla subito nella chiesa delle Fontane a Valentano.
La vicenda si concluse due anni dopo con l’assoluzione del Ciandra formulata dall’abate Alessandro Mazzinelli su decreto del vescovo di Montefiascone. Il titolo parrocchiale della chiesa di S.Agapito di Bisenzo fu soppresso nel 1873, ripristinato nel 1905, soppresso di nuovo nel 1934 e ripristinato ancora recentemente.
Angelo Pinci
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