IL MONUMENTO AI CADUTI DI SAN CESAREO CAMBIA LOOK ERA UNA PRIORITA’ ASSOLUTA?
Terza settimana di settembre, iniziano i lavori per l’ammodernamento del monumento ai caduti di San Cesareo. L’idea non è nuova, in quanto rientrava nell’ambito della riqualificazione di Piazza Giulio Cesare. Si è andati avanti a tappe e non sempre senza difficoltà dovute a contrasti in seno alle Amministrazioni presenti e passate o a carenze di finanziamenti. Tali progetti, come quello della sistemazione dei giardinetti, dell’uscita dalla piazza, dell’immissione in Via Casilina, sono finiti come bolle di sapone. Tutto resta come prima. Il monumento, al contrario, ha migliore fortuna.
Il Comune ha deliberato i lavori il 17 luglio di quest’anno, cosicché, terminati gli iter burocratici e le ferie, è partita la realizzazione del progetto, finanziato interamente dalla BCCT (€50.000 euro) e da Erogasmet (€30.000). Sul cartello informativo la grafica risulta interessante. Ad opera compiuta si vedrà come è venuta, sperando sempre che non subisca arresti, ritardi e rinvii secolari. Comunque, la vecchia stele con sopra la vittoria alata e la base con i nomi dei caduti restano. Solo i dintorni subiscono sostanziali modifiche. La struttura originaria del monumento ne garantiva la storicità e la sacralità. Sarà lo stesso a fine lavori da ultimare entro il 1.12.2014?. Il problema ora è anche un altro. I cittadini vedono che molti alunni saranno ospitati nei cosiddetti moduli, che a San Cesareo crescono a vista d’occhio, mentre l’edilizia scolastica langue (vedi lo scheletro della scuola media lasciata a metà). Anche questa era stata progettata e finanziata. Al posto degli studenti nei locali aperti prosperano ortiche, rovi e piante selvatiche, come se stessero in una serra fatta ad hoc.
La gente si chiede se questa del monumento ai caduti sia una priorità assoluta e se i relativi finanziamenti non potevano essere destinati al compimento di strutture più necessarie e urgenti. Interrogativi e perplessità ce ne sono a iosa. Brutto segno, anche e soprattutto in tempi di magra.
Pino POMPILIO