Palestrina, La città che non vogliamo
I milioni di metri cubi di cemento versati in questi anni sul territorio prenestino non hanno portato alcun giovamento alla popolazione, mentre le compravendite, in calo del 24%, rispetto all’anno precedente, non possono, pertanto, considerarsi esaltanti.
Le istituzioni locali hanno adottato una politica abitativa al di fuori di qualsiasi razionale pianificazione dell’ uso del territorio con danni in una zona delicatissima sotto innumerevoli punti di vista: da quello naturalistico a quello storico e archeologico.
Questa cementificazione intensa e diffusa non risponde alla domanda reale del mercato immobiliare e di un drastica riduzione del potere d’acquisto dei salari che non permette più ad ognuno di noi di vedere realizzare il sogno di una casa, mentre ricordiamo a tutti che la casa è un diritto!!!!!
Ciò nonostante, molti prenestini sono senza casa, perché mancano gli alloggi “sociali” (solo il 4 per cento sul totale) e le compravendite sono completamente ferme per i prezzi inaccessibili alle giovani coppie, agli anziani e agli immigrati.
A Palestrina la crisi del mercato immobiliare persiste ormai dal lontano 2010. A conferma di ciò, “il Sole 24 ore” del 5 luglio, di quattro anni fa, in un editoriale sul Federalismo e sulla Service Tax (il tributo che avrebbe dovuto a sostituire l’ICI, l’imposta ipotecaria e catastale, l’imposta di registro e l’Irpef riconducibile agli immobili), riportava la seguente nota: ……. Per ora è certo che il nuovo tributo sarà lo specchio della ricchezza immobiliare presente nel territorio comunale, con tutto ciò che ne consegue in termini di differenze territoriali. Ad esempio, l’anno scorso a Roma ci sono state 17 compravendite di abitazioni ogni 1.000 abitanti, a Palestrina 8.
Di Mario Petrelli