LA STORIA D’ITALIA NEI PALAZZI DEI PARTITI A ROMA
VIA DEI GIUBBONARI, LA SEZIONE STORICA DEL PCI CHIUDE PER SFRATTO
Per chi, romano, ha attraversato la seconda metà del novecento ci sono luoghi che nell’immaginario politico e culturale rimangono nella memoria. Sono luoghi in cui si è costruita la storia di questo paese, quando le ideologie contavano nel conflitto politico, quando i luoghi della politica non venivano identificati dalla sigla del partito, DC, PCI, MSI, ma dal nome del palazzo e della piazza in cui avevano sede.
Oggi anche l’ultimo di questi luoghi, la storica sede del PCI, oggi PD, di Via dei Giubbonari, chiude, purtroppo nel modo più disonorevole: per sfratto. Una storia lunga 70 anni quando nel 1946 venne aperta nell’ex sede del Fascio. Ironia della sorte anche la sede nazionale di via delle Botteghe Oscure, il Bottegone, ha avuto una fine ingloriosa: è stata acquistata dall’Associazione Bancaria Italiana.
Il comunismo italiano sconfitto dal “Capitale” non quello di Marx ma quello di Groucho
La storia d’Italia passa anche attraverso palazzi che hanno fatto la storia di questa Repubblica, la prima, e che con il 1992 sono “crollati” insieme ai Partiti che li abitavano e alle ideologie che li sostenevano. Piazza del Gesù, sede nazionale politica, della Democrazia Cristiana, quella amministrativa era all’Eur in un edificio (Palazzo Sturzo) che sapeva tanto di “ministero” forse a ricordare l’occupazione del governo e dei principali ministeri ininterrottamente da parte della DC dal primo governo De Gasperi (1946) al governo Forlani (1981)… e poi c’è chi per giustificare la “grande Riforma” dovuta alla “non governabilità”, oggetto di Referendum il 4 dicembre, sostiene oggi che abbiamo avuto 37 governi… o le crisi governative non erano invece frutto di scontro tra le correnti interne della DC? Ma almeno allora ci si confrontava a viso aperto e non con congiure di palazzo tipo “stai sereno Enrico” o decretando la fine del governo cittadino con atto notarile.
Allora non avreste mai sentito dire “vado alla sede del PCI” ma vado a Botteghe Oscure o meglio al Bottegone. Su quel Palazzo si è fantasticato di servizi di sicurezza inflessibili, porte blindate, depositi di armi, certo è che per noi ragazzi dei sessanta Bottegone voleva dire la “Libreria Rinascita” un posto dove non si vendevano solo libri e riviste, col tempo anche dischi e dvd, ma un luogo dove ci si incontrava, si discuteva, si “rimorchiava” con una frase “ah quel libro l’ho letto te lo consiglio” e poi sapevamo che l’altro/a era sicuramente un compagno/a.
La sede del PSI si trovava in via del Corso e anche questa si è dissolta come il partito in quel lontano 1992. Oggi l’edificio, che si trova nel centro storico ormai invaso da cineserie, che fu di Pietro Nenni e Bettino Craxi ospita uffici e negozi di moda. Allora, era il 1978, fu il crocevia di un passaggio tragico della nostra storia: il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Fu un Palazzo “assediato” perché il PSI, unico partito, era favorevole alla trattativa e dentro quelle stanze si fece la storia di quei tragici momenti fino alla scoperta della Renault rossa.
Palazzo del Drago, in via delle Quattro Fontane, sede del MSI, da cui vedevo uscire a piedi Giorgio Almirante storico segretario con un solo uomo di scorta. Erano anni di forti passioni politiche e ricordo le tante volte che dalle finestre di fronte dove si trovava il mio ufficio partivano slogan antifascisti e la polizia (la questura era a pochi metri) che interveniva per separare i gruppi rivali.
Tutto questo ormai è storia di un paese che non riconosciamo più nei suoi tratti caratteristici, ammorbati da un populismo che tutto livella, dove la Politica, se oggi vuole rinnovarsi e essere pronta a rispondere a sfide sempre più complesse, deve iniziare a dare segnali diversi, soprattutto ai giovani, riscoprendo momenti di autentica rinascita etica ed ideale. Nel secolo passato questi momenti sono state ferite profonde (il fascismo, la guerra sia quella “calda” che quella “fredda”, il terrorismo) ma nella loro tragicità hanno avuto l’effetto di selezionare classi dirigenti di alta qualità morale e umana.
Oggi almeno nel nostro paese, non subiamo ne guerra ne terrorismo (se non in maniera indiretta). Oggi sicuramente il cambiamento non può non ripartire dalle persone, da come noi guardiamo le persone, siano essi i poveri, gli ultimi, i perseguitati. Madre Teresa amava ripetere “non chiamateli problemi, chiamateli doni” perché sapeva vedere qualcosa di diverso e di bello nei derelitti di Calcutta.
E noi non sapremo uscire da questa crisi, che è sì economica, ma le cui cause prime sono di valori senza un nuovo impegno civile e personale.
ROBERTO PAPA