LE ACCUSE DEL COMITATO DI DIFESA DEL TERRITORIO LE RESPINGIAMO AL MITTENTE
Gentile direttore,
leggiamo con interesse i diversi articoli apparsi sul suo giornale nei giorni scorsi e dal titolo “Una protesta senza protestanti” e “L’ INFORMAZIONE questa sconosciuta. Siamo costretti a guardare attraverso un vetro opaco!” Riscontrando negli stessi diverse imperfezioni e molta confusione, riteniamo opportuno inviarle questa breve nota di chiarimento che, in onore della trasparenza e della informazione, speriamo voglia pubblicare.
Il comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini e Castelli Romani, non nasce “per salvare quei ruderi”, bensì dalla spontanea mobilitazione di alcun cittadini, contro la costruzione di una Centrale di combustione ad Olii vegetali prevista nel comune di Colonna e, più in generale, per preservare questo territorio, da anni soggetto ad una forte snaturalizzazione, edificazione selvaggia e creazione di impianti per il trattamento dei rifiuti che non lasciano presagire a nulla di buono, come più volte specificato nei nostri comunicati.
La Villa di Cesare e Massenzio rappresenta di fatto uno dei tesori di questo territorio che rischia di soggiacere alle logiche di una idea di sviluppo, portata avanti negli ultimi anni, e di cui si stanno pagando pesantemente le conseguenze.
Lei li chiama ruderi, noi preferiamo attenerci al parere degli esperti internazionali del mosaico accorsi a marzo scorso al convegno AISCOM, nel quale i ritrovamenti della Villa di Cesare e Massenzio sono stati definiti unici e, addirittura, “in aria di santità”. Ritrovamenti lasciati alle intemperie sin dal 2010 senza che il proprietario del terreno, detentore di un bene comune, si preoccupasse di preservarlo, nè tanto meno di svolgere le azioni opportune per farlo. Sebbene in diversa misura, ad accompagnarlo, in questo scarso interesse, senso civico ed imprenditoriale, anche l’amministrazione e la curia, evidentemente interessati a perseguire scopi diversi dalla salvaguardia di un bene che potrebbe caratterizzare San Cesareo e fornirgli una forte possibilità di sviluppo economico.
Detto questo, dalla lettura dei diversi articoli, in particolare della affermazione “Ma quello che lascia perplesso è il titolo di chi ha pubblicato la notizia enfatizzando il comunicato stampa”, che fa riferimento all’articolo apparso sulla concorrenza, torna alla mente il vecchio detto “Il bue che dice cornuto all’asino”.
Le scelte editoriali competono i direttori della testata, quella fatta dalla testata da lei citata, la rinneghiamo completamente, ma sarebbe bene chiarire anche ai suoi lettori che il nostro comunicato non ha mai citato nè enfatizzato inesistenti scontri con le forze dell’ordine, bensì la necessità di richiedere il loro intervento, prontamente prestato nel rispetto della legge.
Strumentalmente si è inteso dire che qualcuno, nella fattispecie noi, siamo di fatto contrari alla costruzione della chiesa. Ci teniamo, diversamente, ad affermare il contrario.
Se sussiste l’esigenza per i cittadini di un nuovo edificio di culto, nessuno glielo può e deve negare.
Noi chiediamo solo che non venga fatto a ridosso di un importante e strategico ritrovamento archeologico che, come detto prima, può rivelarsi fondamentale allo sviluppo del paese.
Quello che scandalizza sono i tentativi dell’amministrazione di gestire questo progetto, tentando di omettere le informazioni di questo ritrovamento e del progetto edificatorio, rendendone difficile la consultazione documentale. Come lei saprà, l’amministrazione è dovuta per legge alla pubblicazione di tutti gli atti sul sito comunale e come lei accenna in uno dei suoi articoli, essi lo sono solo parzialmente e in maniera datata.
Dire che il Comitato avesse mobilitato tutta la popolazione di San Cesareo non è corretto. Il Comitato è giovane, ha risorse e strumenti ancora limitati per stimolare adeguatamente la cittadinanza, ma non tema, lavoriamo alacremente affinché ciò avvenga. Purtroppo, non sono molti i giornali locali che hanno contributo a diffondere notizia del nostro comunicato in cui si annunciava questa ed altre iniziative; il suo, ad esempio, non ha contribuito in questo sforzo informativo e ciò non depone certo a favore.
Evitiamo di dare una definizione compiuta al tentativo di dare una caratterizzazione politica al Comitato, da sempre attento a collaborare con chiunque, e senza distinzione di colore, avesse in animo la difesa del territorio. Se poi lei intende riportare il fatto che su questa questione siano poche, se non un’ unica forza politica che si è impegnata nel garantire il rispetto della trasparenza e nell’analisi delle possibili soluzioni di valorizzazione del bene, lo faccia pure. Fa parte della sua professione fare informazione e speriamo di non doverla annoverare, come lei fa notare, tra chi assimila l’informazione alla notizia.
E’ bene chiarire che la manifestazione di protesta civile organizzata davanti al Comune di San Cesareo aveva lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento. Operazione che è riuscita, visti i cittadini avvicinatisi nel corso della mattinata, sicuramente molto più numerosi di quelli riportati dalle foto scattate dal suo corrispondente che abbiamo avuto il piacere di vedere in prima mattina, ma dileguatosi subito dopo, mancando così interessanti interviste, effettuate dai colleghi di altre testate giornalistiche, ai protagonisti di questa vicenda (sindaco, costruttori, ispettori dei beni culturali, etc.).
Se fosse rimasto, il suo corrispondente, avrebbe potuto rilevare come sia stata cura dell’amministrazione, nello svolgimento delle proprie funzioni, richiedere che la riunione rimanesse chiusa ai tecnici della funzione pubblica e di come i rappresentanti del comitato si siano civilmente allontanati mentre, in un clima di completa omertà, si sia tentato di concedere la partecipazione alla riunione ad altri portatori di interesse estranei alla funzione pubblica, ma favorevoli alla realizzazione del progetto. Non sarebbe forse questa la giusta ed opportuna informazione da dare?
Alla luce di quanto sopra, forse, da giornalista imparziale e professionale quale professa di essere, sarebbe più opportuno evidenziare il reale valore del ritrovamento archeologico, le forti pressioni avanzate da portatori di interessi diversi, invece di schernire, tante o poche che siano, le persone che hanno investito il loro tempo in difesa di un bene comune, o addirittura rincorrere possibili ed infondate strumentalizzazioni politiche.
La invitiamo pertanto ad astenersi nel futuro da illazioni di basso rango; ci vedremo costretti, altrimenti, a procedere attraverso le vie legali, con denuncia per diffamazione e calunnia.
Comitato di Difesa del Territorio
Gentili esponenti del Comitato Difesa del Territorio,
come vedete non ho problemi a pubblicare quanto avete dichiarato. Procedete pure per vie legali! Mai come questa volta ci sentiamo con la coscienza a posto.
Prima bugia da parte vostra, se leggete il nostro portale, abbiamo puntualmente pubblicato il vostro avviso della manifestazione e della richiesta di partecipare alla Conferenza dei Servizi. Basta andare alla voce rubriche, cercare lettere e troverete l’articolo.
Seconda bugia dire due pesi e due misure quando sapevate benissimo che anche il parroco Don Guido con il rappresentante della Curia Don Felicetto Gabrielli sono stati allontanati. Come voi come pure il costruttore.
Terza bugia dire che le foto mostrano la piazza prima della manifestazione quando invece l’orologio segna le 10 e 10 cioè 40 minuti dopo l’inizio della conferenza.
Se volete continuo. Preferisco fermarmi e puntare il dito contro chi la notte successivo attraverso la chat ha evidenziato proprio la mancanza di interesse da parte dei Sancesaresi, per poi stilare un articolo in cui sembra che ci sia stato mezzo mondo!
E’ inutile ripetere le mie idee sulla Villa di Massenzio,
Già anni fa avvertii che le dichiarazioni fatte a suo tempo dal Ministro Francesco Giro, in visita a San Cesareo, erano una presa in giro e che mai il Ministero avrebbe investito per la salvaguardia dei reperti. ( Che io seguiterò a chiamare ruderi, come vengono classificati in tutti i vocabolari della lingua italiana) .
Alcuni anni fa portai a San Cesareo un eminente archeologo al quale 2 anni prima avevo consegnato il Premio La Notizia. Il Prof. Giuseppe Lanfranca titolare dell’unica università del restauro esistente in Italia ( purtroppo privata!). L’archeologo era famoso per aver lavorato alla Piramide di Cheope in Egitto e curato la restituzione da parte del governo italiano della stele di Axum all’Etiopia. Lanfranca è anche scopritore della famosa Arca dell’Alleanza. Ebbene dichiarò che era la scoperta più importante del secolo dopo Villa Adriana di Tivoli. E per salvarla, visto il menefreghismo del Ministero, l’unica cosa giusta era il progetto iniziale presentato prima delle modifiche apportate dalla Sovrintendenza!
Ecco da dove nasce il mio scetticismo. E per concludere, anche se avrei voluto attendere qualche notizia positiva prima di divulgarla , tempo fa ho consegnato tutta la documentazione ( contenuta nella pubblicazione stampata sui ritrovamenti) agli Orafi Ceretti che hanno contatto col il Giappone con grossi Magnati, di trovare uno sponsor come quello che ha finanziato il restauro della Piramide Cestia di Roma a Porta San Paolo. E non è tutto stiamo anche interessando una grossa “istituzione” mondiale, affinché investa nel progetto Villa di Massenzio.
Come vedete anche a noi stanno a cuore i ruderi!
Spero di aver chiarito la mia posizione e credetemi, come in passato, sono disponibile a fare da cassa di risonanza alle vostre iniziative. Sempre che non siano “suoni distorti e di parte”
Cordialmente, Antonio Gamboni