Le origini dei Cavalieri Templari
Le origini dei Cavalieri Templari si possono capire solo se si conosce ed analizza la storia della prima Crociata guidata dal famosissimo Goffredo di Buglione. Papa Urbano II al Concilio di Clermont (1095) incita le genti alla “guerra all’infedele”, in molti presero parte, venendo da ogni regione e di qualsiasi ceto sociale; povera gente, commercianti, nobili cavalieri e principi. La Prima Crociata riuscì a liberare Gerusalemme. Lo scopo “spirituale” e non economico di questa Crociata si evidenziò dal comportamento di Goffredo di Buglione, che dopo aver conquistato Gerusalemme si rifiutò di diventarne il Re ritenendosi soltanto “Difensore del Santo Sepolcro”. Dopo aver riconquistato Gerusalemme, molti Crociati, assolto il loro compito, che era quello di permettere ai cristiani di andare a pregare in Terra Santa tornarono in Europa, lasciando Gerusalemme quasi senza protezione. Proprio in questo momento iniziò la “leggenda” dei Cavalieri Templari. Hugues de Payns insieme ad altri otto cavalieri partirono dalla Francia per andare in Terra Santa con lo scopo dichiarato di difendere i pellegrini dagli attacchi dei musulmani. Ma questi nove Cavalieri avevano anche un altro scopo, uno “scopo segreto”, trovare antiche reliquie dai poteri immensi (Arca dell’Alleanza, Santo Graal).
All’inizio furono chiamati i “Poveri Cavalieri di Cristo” ed erano un Ordine monastico e guerriero. Questo Ordine fu una cosa rivoluzionaria per quel tempo. Infatti i ceti sociali dell’epoca si dividevano tra: Bellatores (coloro che combattevano), Oratores (coloro che pregavano), e Laboratores (coloro che lavoravano). I Cavalieri Templari unirono la mansuetudine del monaco alla forza del guerriero. I monaci tradizionali avevano tre voti: obbedienza, povertà e castità. I Cavalieri Templari, oltre a questi tre voti, ne avevano un quarto, cioè lo “stare in armi”, quindi il combattimento armato.
Furono dei veri e propri monaci guerrieri. Questi nove Cavalieri, si presentarono nell’Anno Domini 1119 al Re di Gerusalemme Baldovino II dichiarando di essere disposti a proteggere i pellegrini e a controllare le strade di Gerusalemme. Il Re Baldovino II, dopo averli ascoltati, diede loro come quartier generale un’ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion, accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone. I cavalieri cominciarono così a controllare le strade come promesso al re, il quale fu soddisfatto del loro operato. Dopo poco tempo, con l’aumentare dei cavalieri, il quartier generale si trasferirsi, andando ad occupare tutta l’area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l’area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al Acsah. A questo punto presero il nome di “Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme”, e furono più semplicemente riconosciuti come “Templari”. Bisogna ritenere che la creazione di questo Ordine non aveva precedenti nella storia cristiana, e, anche il Papa mostrava evidenti segni di imbarazzo. Certo, i Cavalieri Templari non furono i primi monaci con altre finalità oltre la preghiera e la meditazione, anche i Cavalieri di San Giovanni conosciuti come Ospitalieri o Gerosolimitani, e oggi come Cavalieri di Malta, già esistevano, ma non avevano il voto delle armi, si occupavano soprattutto della cura dei feriti, degli invalidi e dei pellegrini in seguito però, sull’esempio dei Cavalieri Templari presero anche loro le armi. Nel Concilio di Troyes (1128) fu presentato il “De laude novae militiate” ,vero e proprio proclama di esaltazione dell’Ordine Templare. A Troyes poi i Cavalieri Templari adottarono il motto: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria”. E’ facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi. San Bernardo da Chiaravalle inoltre trasmise ai cavalieri la devozione a Maria e il grande rispetto per la donna, la Regola Latina infatti cita: “Maria presiedette al principio del nostro Ordine, ne presieda anche, se questa sarà la volontà del Signore, la fine”. In devozione a Maria, Jacques de Molay l’ultimo Gran Maestro, sul rogo il 18 marzo 1314, pregò i suoi carnefici di legarlo con il viso rivolto verso Notre Dame de Paris.
D’esempio per i Cavalieri Templari furono quindi i Cistercensi e gli Agostiniani, di cui ammirarono la loro vita comunitaria e il gusto per la liturgia sontuosa. La Regola Latina Templare era formata da 72 articoli ed era durissima. Veniva vietato qualsiasi contatto con le donne (non si poteva baciare neanche la madre, ma bisognava salutarla compostamente chinando il capo), non si poteva andare a caccia, erano banditi il gioco dei dadi e delle carte, aboliti mimi, giocolieri e tutto ciò che è divertimento, non si poteva ridere scompostamente, parlare troppo o urlare senza motivo, i capelli andavano corti o rasi, in inverno la sveglia era alle 4 del mattino, in estate alle 2, bisognava dormire “in armi” per essere sempre pronto alla battaglia “…il demonio colpisce di giorno e di notte, quindi che si difenda il Sacro Sepolcro dall’alba all’alba successiva sempre in armi…” C’erano regole anche sul mangiare e sul vestirsi. Bisognava veramente avere una sincera e profonda vocazione per sottostare a tali ferree re-gole. Dopo questa ufficiale approvazione ecclesiastica, la fama dell’Ordine del Tempio crebbe rapidamente, e con essa aumentò anche la potenza e la ricchezza dell’Ordine stesso, che ricevette elargizioni e donazioni spontanee praticamente da ogni ceto sociale. Ogni elargizione o donazione veniva usata per finanziare la campagna di guerra in Terra Santa, e tutti, pur non partecipando attivamente alla guerra, potevano però dare il loro contributo: in pratica, donare ai Cavalieri Templari significava contribuire materialmente alla liberazione dei “Possessi di Dio” come veniva chiamata spesso la Terra Santa. L’Ordine Templare crebbe anche in prestigio, tanto che i nobili facevano a gara per entrare nell’Ordine. A causa delle moltissime donazioni ed elargizioni, Hugues de Payns dovette lasciare in Francia parecchi confratelli per amministrare l’enorme patrimonio acquisito, onde far fronte alle grosse spese delle campagne di guerra in Terra Santa.
I Cavalieri Templari si distinsero sempre per la loro incredibile determinazione in battaglia, avevano una disciplina disumana e una spietata fermezza di fronte all’avversario. Non a caso venivano chiamati dai musulmani i “diavoli rossi”.
Pretendevano il privilegio della prima linea durante i combattimenti, molto spesso dovettero pagare con un alto tributo di sangue questo privilegio. Le loro sconfitte furono assai poche, furono gli ultimi a lasciare la Terra Santa e nell’assedio di San Giovanni d’Acri non mollarono fino all’ultimo, la difesa della fortezza che era chiaramente senza speranza, benché, senza alcun pericolo, potevano salvarsi via mare, i Cavalieri Templari combatterono e morirono quasi tutti. Non potendo più guidare l’avanguardia in battaglia si trasformarono in retroguardia e sacrificarono così le loro vite.
E’ tragico pensare che i Cavalieri Templari sopravvissuti ai Musulmani caddero poi vittime nel 1314 dei carnefici del Re di Francia Filippo il Bello (Cristiano) e del Papa Clemente V, tra di essi c’era anche l’ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay e il precettore di Normandia Goffredo di Charney, il primo europeo ad aver posseduto la Sacra Sindone.
Come dicevamo nell’assedio di San Giovanni D’Acri morirono tutti quanti, tranne una decina che scamparono.
L’avventura cristiana in Terra Santa era definitivamente terminata. In due secoli i Cavalieri Templari avevano lasciato sul terreno dei regni cristiani oltre 12.000 cavalieri. Nei quasi due secoli trascorsi in Terra Santa, i Cavalieri Templari persero sette Gran Maestri in combattimento, cinque in seguito a ferite e uno nelle prigioni saracene. Dunque tredici, sui ventitré Gran Maestri di tutta la storia dell’Ordine.
L’ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay, si preparava a rendere più forte l’Ordine nella Francia di Filippo IV il Bello. Portando con sé il tesoro accumulato in Terra Santa.
I Cavalieri Templari erano ricchissimi e potenti, un vero Stato nello Stato e non soltanto in Francia, dove pare fossero quindicimila. Tanta ricchezza e tanta potenza scatenò l’invidia del Re di Francia Filippo IV il Bello che determinò, con l’aiuto e l’inettitudine di Papa Clemente V, la fine dell’Ordine.
Il Re di Francia Filippo IV il Bello infatti, già scomunicato nel 1303 da Papa Bonifacio Ottavo, pensò che invece di restituire i capitali che gli erano stati prestati dai Cavalieri Templari per condurre le varie guerre con Aragonesi, Inglesi e Fiamminghi, fosse più economico eliminare l’Ordine dei Cavalieri Templari e impossessarsi dei loro beni. Venne dunque istruito un processo-farsa per eresia che durerà ben sette anni (dal 1307 al 1314) contando sulla testimonianza di due Cavalieri Templari espulsi dall’Ordine.
Li si accusò di essersi dati a pratiche diaboliche, di idolatria verso la testa magica di Bafometto, di sodomia e di riti iniziatici che comportavano il bacio dell’ano del Maestro e lo sputo sul Crocefisso. Sottoposti a tortura molti Cavalieri Templari confessarono, persino il Gran Maestro. Ciò che stupisce è la loro arrendevolezza.
Tutti o quasi si fecero prendere senza opporre resistenza. Forse Jacques de Molay sperava nella protezione del Papa, ma Clemente V non seppe o non volle opporsi ai voleri del Re di Francia.
La bolla papale del 1312 sciolse l’Ordine senza prove ma per legittima suspicione. Jacques de Molay, ebbe la possibilità di salvarsi, ma ritrattò la confessione resa e venne condannato al rogo.
Il 18 marzo 1314, all’ora del Vespro, Jacques de Molay e Goffredo di Charney, precettore di Normandia, che si dice custodisse la Sacra Sindone, salirono sul rogo, che gli uomini di Filippo IV il Bello avevano approntato su un’isoletta della Senna. Questo è ciò che riporta Goffredo di Parigi, testimone del supplizio: “Il Gran Maestro, quando vide il fuoco acceso, si spogliò senza esitazioni. Riferisco come lo vidi. Egli si tolse gli indumenti, esclusa la camicia, lentamente e con aspetto tranquillo, senza affatto tremare, sebbene lo spingessero e lo scuotessero molto. Lo presero per assicurarlo al palo e gli legarono le mani con una corda, ma egli disse ai suoi carnefici:” almeno, lasciatemi congiungere un po’ le mani e dire a Dio la mia preghiera, poiché questo ne è il momento, essendo in punto di morte; e Dio sa, ingiustamente. Ma accadranno ben presto disgrazie a coloro che ci condannano senza giustizia. Dio vendicherà la nostra morte; muoio con questa convinzione. Quanto a voi, Signore, rivolgetemi la faccia, vi prego, verso la Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo (Cattedrale di Notre Dame de Paris”. Gli fu concessa questa grazia e la morte lo prese così dolcemente, in questo atteggiamento, che ognuno ne restò meravigliato”.
La leggenda dice che, prima di morire, il Gran Maestro dei Templari avesse convocato davanti al Tribunale di Dio il Papa entro 40 giorni e il Re di Francia Filippo IV il Bello entro l’anno. Trentasette giorni dopo il supplizio morì Clemente V. Otto mesi dopo, lo seguì il Re di Francia.