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Non sono un “laudatores temporis acti” come dicevano i romani, ma non accetto anzi protesto per questa società permissiva e che non ha più valori.

Scusate lo sfogo ma a quello che ho assistito oggi, avrei preferito farne a meno. Sono stato al Centro Anziani di San Cesareo per gustare un buon piatto di gnocchi. Stavo tornando a casa quando mi sono imbattuto con l’uscita dei ragazzi delle scuole medie. Ed ho atteso che sciamassero, nel vero senso della parola.

Ho avuto un sussulto quando ho visto due di loro (ma forse erano di più) con delle magliette che invece di inneggiare a Totti, De Rossi, Candreva o Ledesma avevano stampato il numero con la scritta Mafia o quella di Hitler.

A cosa è servito celebrare il 70° anniversario della LIBERAZIONE DAL NAZI-FASCISMO o le varie campagne per eliminare quella piaga sociale che è la MAFIA?

Forse a questi giovani manca qualcuno che avrebbe dovuto spiegare loro di danni provocato alla nostra povera Italia. E chi meglio dei docenti o dei familiari? Possibile che questi ragazzi partecipino alle lezioni o vivano nell’ambito familiare con queste vere e proprie provocazioni senza che nessuno faccia nulla?  Possibile che nessuno abbia notato queste magliette? Possibile che indignino solo me?

Cari professori ai miei tempi, quando la scuola aveva altri valori, veniva insegnata Educazione Civica, una materia che oltre a spiegare a noi studenti la Costituzione o come interpretare le leggi del nostro ordinamento giuridico, ci metteva in guardia da certi estremismi, (Fascismo in Spagna e Portogallo o Comunismo oltre la Cortina di Ferro), e ci ricordava il sacrificio dei nostri padri per ridare quella certa dignità che il popolo italiano aveva perduto dopo 20 anni di dittatura.

Spero che questo mio sfogo serva a qualcosa, semmai ai dirigenti scolastici affinché vigilino meglio sugli adolescenti facili prede di chi professa ideologie sbagliate o di parte.

                                                                                                                                                      Antonio Gamboni

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