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Intervista alla giovane regista che sta ottenendo un meritato successo con una specie di Full Monty tutto al femminile!

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La regista e sceneggiatrice Manuela Tempesta, già nota per i suoi documentari, è una delle candidate della prossima edizione del Premio La Notizia.

La sua fortunata opera prima “Pane e Burlesque”, infatti, fa incetta di onori dalla critica e dal pubblico. Il film, uscito nelle sale il 29 maggio scorso, è una commedia brillante a sfondo sociale che vanta un cast eccezionale: Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Michela Andreozzi, Giovanna Rei e con Edoardo Leo e tanti altri bravissimi attori.

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Prima della laurea al D.A.M.S. di Roma Tre, conseguita nel 2003, Manuela vince una borsa di studio per frequentare un Corso di Sceneggiatura con Massimo Torre in seguito partecipa a numerosi concorsi vincendo o arrivando tra i finalisti. Dopo la laurea continua la sua formazione con il Corso Superiore per Sceneggiatura di Marco Muller e comincia a scrivere i suoi primi documentari.

Tutti i suoi lavori ottengono riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale e, dal 2010, comincia a collaborare con Mediaset partecipando alla sceneggiatura di numerose fiction di successo come “Le Tre Rose di Eva”. Nel 2011 collabora come assistente alla regia nel film “Ci vediamo a casa” diretto da Maurizio Ponzi e partecipa, in seguito, diversi lavori importanti firmando i soggetti e le sceneggiature di documentari famosi.

Fino al 2014 quando, finalmente, debutta alla regia del suo primo lungometraggio. Un volto solare, un sorriso che sprizza vitalità da tutti i pori, ecco la nostra intervista:

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Di cosa tratta “Pane e Burlesque” ?

L’idea del film l’ho avuta qualche anno fa, per la precisione nel 2010. Avevo voglia di scrivere e girare per il cinema una commedia sullo stile di Full Monty, ma tutta al femminile. Volevo sperimentare sulla carta e a livello visivo il social-comedy, un genere che, nell’ultimo decennio, ha trovato molto spazio e riconoscimenti, soprattutto all’estero. 

Perché proprio il burlesque?
Come ha scritto Robert G. Allen, uno studioso americano, «il Burlesque, come forma culturale, ha creato dei modelli di rappresentazione di genere che hanno cambiato per sempre il ruolo della donna e, in seguito, hanno influenzato il suo ruolo sullo schermo». Mi aveva sempre affascinato il mondo del Burlesque e il suo immaginario, legato ad un meraviglioso universo femminile, dove bustini, calze e culottes dominano con charme, disegnando con eleganza la sfera dell’eros. La riscoperta delle donne di questo fashion and vintage world – composto non solo da lingerie, piume e paillettes, ma da molteplici aspetti creativi e originali – ha  permesso alle donne di riappropriarsi del proprio corpo e dei segreti del fascino femminile; inoltre, le ha spinte ad esprimere la propria sensualità tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica, ovvero sopra un palco, davanti agli spettatori, finalmente senza le censure e i divieti imposti dai precedenti modelli culturali.

Clicca qui per vedere il trailer ufficiale del film

Qual è il messaggio che intendi dare con questo film?
Sicuramente non è quello di parlare di Burlesque e ciò che esso rappresenta. Io volevo raccontare la realtà italiana, la crisi economica e di identità che stiamo affrontando, con le sue difficoltà e le nuove sfide con le quali ognuno di noi è chiamato a cimentarsi. Soprattutto, volevo dar voce al mondo femminile e al ruolo della donna all’interno della famiglia e della società contemporanea, rivelandone le fragilità e le potenzialità. Per questo motivo, ho cercato di raccontare delle donne vere, forse goffe ma senza dubbio coraggiose, che si rimboccano le maniche e scommettono sulle loro capacità, superando ostacoli e difficoltà, prendendo in mano le redini della propria vita. Sono donne che affrontano le sfide senza tirarsi mai indietro, compiendo scelte controcorrente ma credendoci sempre, fino in fondo. E proprio grazie al Burlesque, ognuna di loro riuscirà a riscoprire se stessa, trasformando i punti deboli in punti di forza, e riuscendo a riscattare il proprio destino in un paese del Sud Italia che fa i conti con la crisi e la chiusura delle fabbriche. 

Che dire di un’ospite così… non può che onorare questo Premio che di anno in anno si fa sempre più importante e rende omaggio ad un territorio, quello prenestino, che è altrettanto ricco in cultura e arte. 

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