MEMORIA, a Cori la presentazione del libro postumo di Pietro Ingrao
Sabato 31 marzo alle 16.30 il teatro comunale Luigi Pistilli di Cori ospiterà la presentazione del libro postumo di Pietro Ingrao, ‘MEMORIA’, seguito dalla proiezione del film ‘NON MI AVETE CONVINTO – Pietro Ingrao, un eretico’, di Filippo Vendemmiati, presentato nel 2012 alla 69^ edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Secondo dei due eventi di approfondimento – dopo quello che ha ricordato i 40 anni dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro – su due protagonisti della scena politica italiana della Prima Repubblica, l’appuntamento è promosso dall’Amministrazione Comunale per riflettere insieme su un’epoca che oggi appare assai lontana ma che pone interrogativi pregnanti su cosa rimanga dell’eredità storica e culturale di quegli anni e di quel modo di fare politica.
L’iniziativa si svolge il giorno dopo in cui Ingrao – come è noto, nativo di Lenola (LT) – avrebbe compiuto 103 anni e, dopo i saluti istituzionali, vedrà gli interventi del senatore Walter Tocci, del curatore del libro ‘Memoria’, Alberto Olivetti, e del presidente dell’associazione ‘Pietro Ingrao’, Marrigo Rosato, oltre alla presenza della figlia di Pietro Ingrao, Chiara. A coordinare l’incontro la giornalista Licia Pastore.
Il volume ‘Memoria’ – a cura e con uno scritto di Alberto Olivetti – racconta gli ultimi settant’anni del Novecento letti da Pietro Ingrao e contiene riflessioni e ricordi utili a capirne meglio il profilo intellettuale. La memoria richiamata dal titolo, propria di un protagonista della storia politica e culturale del Novecento, che Ingrao ha attraversato tutto, anche in virtù dell’età (è scomparso centenario nel 2015), si intreccia in un rapporto profondo con la propria epoca.
Mentre il film ‘Non mi avete convinto’ non è la biografia storica di Pietro Ingrao, ma il suo racconto in prima persona sulla politica come passione, “come strumento per cambiare un mondo che non mi piaceva”. La vita di Ingrao tra errori, sconfitte e rotture è connotata dalla ricerca continua di nuove forme di partecipazione e di comunicazione. Da qui la sua grande passione per il cinema e la poesia. “Mi intendo più di cinema che di politica”, dice nel documentario. “Volevo fare il regista, sono stato spinto a calci nel sedere verso la politica”.
Alessandra Tabolacci