“NON È LA SAGRA” – SOSPESE LE SAGRE ED ALTRI EVENTI – ZAGAROLO LA FESTA DELL’UVA L’HA RICORDATA IN DUE GIORNI IL 2 E IL 3 DI OTTOBRE – SAN CESAREO NEANCHE IN UN SECONDO – È SEMPRE TROPPO PRUDENTE E ATTENDISTA NELLE POLITICHE INTEGRATIVE E PROGRESSISTE
“NON È LA SAGRA” – SOSPESE LE SAGRE ED ALTRI EVENTI – ZAGAROLO LA FESTA DELL’UVA L’HA RICORDATA IN DUE GIORNI IL 2 E IL 3 DI OTTOBRE – SAN CESAREO NEANCHE IN UN SECONDO – È SEMPRE TROPPO PRUDENTE E ATTENDISTA NELLE POLITICHE INTEGRATIVE E PROGRESSISTE
Il titolo di un manifesto, affisso a Zagarolo in occasione della tradizionale Sagra dell’ Uva, avvertiva che” Non è la Sagra”. Di seguito c’era il programma di due giornata, il 2 e il 3 di ottobre, con quanto organizzato in armonia con le passare Feste di Bacco. Non era proprio la stessa cosa, ma almeno qualcosa l’ha salvata. Di certo la volontà di non perdere il ritmo di tradizioni folkloristiche di grande rilievo. La nostra ex madre patria, ancora una volta, mostra carattere, inventiva e coerenza con la sua identità storica. Il grande Eugenio Loreti ebbe una volta a dire che “noi apparteniamo ancora al Ducato di Zagarolo, perché non ce stato mai un atto ufficiale di scioglimento”. E palazzo Rospigliosi risulta essere ancora lo scenario ideale di ogni evento particolare.
San Cesareo era solito celebrare la Sagra dell’Uva l’ultima settimana di settembre. È questo si faceva anche da prima dell’autonomia. Era come una prova generale di quella di Zagarolo, che cadeva nella prima settimana di ottobre. Nel 2019 a San Cesareo si è raggiunto il top. I nostri vicini sono venuti a dare manforte ai loro “patrioti'” sancesaresi. Abbattuto ogni forma di campanilismo. Non c’è mai stata rivalità tra i due paesi, neppure al tempo delle barricate indipendentistiche. Zagarolo ha continuato e continua, se non ad accelerare, a mantenere almeno il ritmo regolare delle tradizioni, mentre il giovane comune, come sempre, senza imput esterni, non ce la fa ad essere tale in tante manifestazioni. Immaginarsi come è finita la Sagra dell’Uva nel 2020. Neppure a parlarne. Il 2021 poteva riprendersi in un certo qualmodo e, inveve, nessun risveglio. E questo non solo per ciò che concerne le Sagre, ma anche altre celebrazioni importanti. Il 27 agosto, ricorrenza del Santo Patrono, è finita con una semplice Messa con le autorità civili, religiose e militari. Ospiti d’onore dei sindaci della zona.
San Cesareo è un Comune nuovo in tutti i sensi. Al di là del ceppo originario proveniente da Capranica e di pochi Zagarolesi, il grosso della popolazione è costituito da etnie emigrate dal nord, dal centro e dal sud. Io, Pino Pompilio, sono del sud. A noi tutti manca quell’unita’ d’intenti, soprattutto in fatto di faccende che riguardano usi e costumi. Si va un po’ a rimorchio di quelle esistenti sul posto. Si è ignorata negli anni addietro una politica di integrazione culturale. Come? Per dirne una, proprio con l’ esaltazione costante nel tempo di eventi tipici locali, non sempre continuati e degnamente celebrati. Io, tanto per fare un esempio, non avrei di certo dimenticato, San Giovanni Battista il 24 giugno e Santa Maria delle Grazie il 9 settembre, Patroni del mio paese, ma avrei conosciuto e amato di più San Cesareo. Succede spesso che a feste portentose, negli anni successivi, quelle stesse ricorrenze restano in ombra.
Il paesex non ha ancora una spina dorsale, una identità propria. L’ otterrà nel tempo, però si poteva dare un’ accelerazione a questi aspetti, che non sono certamente secondari. Ma chi doveva farlo? Tutti quelli che in questi 31 anni di autonomia sono saliti al Comune. Non è stata portata sufficientemente avanti e con determinazione. Purtroppo.
Pino Pompilio.