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Risale a pochi giorni fa la lettera di una nostra lettrice che lamentava l’ennesima chiusura estiva del Parco Cingolani e l’assenza, a Palestrina, di valide alternative per offrire ai bambini qualche ora di svago all’aperto. Il disagio, fortunatamente, è stato prontamente risolto e quest’anno il parco è stato riaperto al pubblico in tempi sorprendentemente brevi.

Ma la periodica chiusura estiva di quest’unica area di gioco è soltanto uno dei tanti problemi che interessano in prima persona i piccoli prenestini ed i loro genitori.
E’ da anni, ormai, che la carenza di posti presso le scuole dell’infanzia comunali di Palestrina preoccupa ed affligge numerose famiglie. Ogni anno, l’affissione delle graduatorie di ammissione alle prime classi di scuola materna degli istituti “Karol Wojtyla”, “Goffredo Mameli” e “Giovanni Pierluigi” (Via Barberini), se da una parte regalano un sospiro di sollievo ai genitori dei fortunati che hanno conquistato la tanto agognata ammissione, dall’altra lasciano fuori dozzine e dozzine di piccoli per i quali l’accesso alla scuola resta un miraggio ed una speranza da concretizzarsi, nella migliore delle ipotesi, l’anno successivo.

Ogni anno, le scuole comunali non riescono a soddisfare, se non in parte, la mole di richieste che ricevono.
Ogni anno, genitori delusi e preoccupati, si vedono costretti a crearsi da sè quelle alternative che il Comune non offre, cercando di offrire in casa ai propri figli, con i mezzi e le competenze di cui dispongono, quelle esperienze formative che avrebbero dovuto fare a scuola, oppure ripiegando su uno dei numerosi ed ottimi asili nido privati della zona, che da tempo ormai, per far fronte all’emergenza del territorio, accolgono bambini fino ai 5 anni di età offrendo agli stessi una programmazione didattica adeguata e ricchissima che comprende corsi di inglese, di teatro, laboratori di lettura, cucina e pittura.
Ma non tutte le famiglie possono permettersi la retta mensile di una scuola privata o possono organizzarsi in maniera tale che la mamma stia in casa ad accudire i figli tagliati fuori dalle graduatorie, oppure possono fare affidamento su nonni che si prendano cura dei bambini nelle ore in cui i genitori sono al lavoro.
E quali alternative vengono offerte ai nuclei familiari che si trovano a dover far fronte a questo tipo di emergenza? Per il momento, pare, poche o nessuna. E’ un punto su cui l’amministrazione comunale dovrebbe lavorare con la massima urgenza.

Perchè se da una parte è vero che la scuola dell’infanzia non rientra nella categoria di scuola dell’obbligo, è altrettanto vero che per un bambino di tre anni, per le sue esigenze di socializzazione, per lo sviluppo delle sue capacità di interazione e di relazione, l’esperienza di un percorso formativo prescolare è assolutamente fondamentale ed irrinunciabile.

Oltre a ciò, occorrerebbe pensare ad allestire spazi da destinare allo svago ed all’intrattenimento dei piccoli anche nei mesi invernali, ludoteche per bambini dai tre anni in su, da affidare alla gestione di associazioni o volontari competenti, in grado di offrire ai bambini la possibilità di svolgere attività adeguate alle loro esigenze in orario pomeridiano. Spazi di questo tipo potrebbero rappresentare un valido complemento alle attività scolastiche per i bimbi che già frequentano la scuola dell’infanzia e, al tempo stesso, riempire parzialmente il temporaneo “vuoto” formativo nel quale sono stati lasciati i piccoli ancora in lista d’attesa.

Forse è un miraggio, eppure non sembra un progetto di così difficile attuazione. Perchè la civiltà di un luogo si vede anche dall’attenzione che viene dedicata alla cultura, all’istruzione ed alla cura delle fasce più deboli, bambini ed anziani.

Perchè Palestrina merita, senza dubbio, di diventare, una città a misura di bambino.

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