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Già l’estate scorsa ci siamo occupati di una questione spinosa che riguarda la situazione incredibile in cui versano i dipendenti dell’Ospedale di Palestrina, denunciando gravi carenze. In seguito a quell’articolo speravamo che qualcosa cambiasse, anche perché ricevemmo un contatto da parte del Direttore della ASL RM G, Dott. Caroli, che disse di non essere stato al corrente della situazione e che avrebbe preso provvedimenti al riguardo.

A Natale, però, ricevemmo una lettera in cui si denunciava una situazione insostenibile, sebbene non fosse indicato a quale struttura sanitaria ci si riferisse. Siamo andati, memori della sostanziale promessa del Direttore della ASL, a verificare se, almeno a Palestrina, qualcosa fosse cambiato. In effetti un cambiamento c’è stato… in peggio!

Abbiamo preso in esame il reparto forse più rinomato dell’ospedale: Ostetricia e la situazione è molto simile a quella descritta nella lettera, se non peggio. Un reparto che è il fiore all’occhiello della sanità nel territorio è ridotto in condizioni molto critiche da una gestione che sembrerebbe così perfettamente dissennata da far pensare ad un disegno ben preciso. Ma andiamo per gradi.

Nel reparto Ostetricia oltre a medici ed infermieri ci sono le Ostetriche (o anche Ostetrici) che rivestono un ruolo molto importante in quanto seguono le fasi più salienti della gestazione e del parto, inoltre sono preposte a guidare il parto e raccogliere il nascituro. Una figura, quindi, di grande rilievo e anche con una grande responsabilità.

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Per poter coprire turni regolari di 8 ore (mattina, pomeriggio, notte) con i dovuti riposi, ne servirebbero 12 oltre al coordinatore che dovrebbe essere la forza in più che supervisiona e interviene solo se necessario. A Palestrina, invece, attualmente abbiamo 9 tra Ostetrici ed Ostetriche, compreso il coordinatore che, di conseguenza, si ritrova a coprire la turnazione rendendo vacante la figura di “uomo in più” in caso di emergenza. Con un organico così ridotto per forza di cose i turni debbono essere di 12 ore (giorno e notte), con un eccesso di 4 ore a turno che rientra come straordinario.

Ora lo straordinario si chiama così proprio perché non dovrebbe costituire la regola, è regolamentato dalla legge come uno strumento da usare in caso di necessità fuori dall’ordinario e su base volontaria, cioè il dipendente deve dichiarare la sua disponibilità ad effettuare ore suppletive per coprire il servizio straordinario. Inoltre è retribuito con un compenso adeguato. Quando, però, si aggiungono 4 ore ad ogni turno, da anni ormai, non si può parlare più di straordinario… restasse almeno la retribuzione!

A Palestrina nemmeno quella: vengono retribuite soltanto alcune ore, le restanti vengono accumulate per un eventuale recupero di riposo, che, però, di fatto riducono ancora il numero del personale in servizio. Inoltre il personale per poter garantire il servizio al pubblico non riesce nemmeno a fare i turni di riposo regolari, figuriamoci quelli straordinari. Il risultato è che a rimetterci è il personale.

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La situazione è aggravata ulteriormente da malattie, da personale con permessi o esenzioni (es. Legge 104 o esenzioni da servizio notturno) o in ferie. Per sopperire all’evidente carenza di personale si è pensato di ricorrere alla reperibilità, ma anche questo è un servizio che il dipendente dovrebbe fare con discrezione e non con un evidente sfruttamento. Può succedere, quindi, che effettiva in turno ci sia un’Ostetrica, mentre una che ha appena smontato debba essere reperibile e, poi, rimontare al turno successivo. Oppure, magari chi dovrebbe smontare non riceve il cambio ed è costretto ad un doppio turno.

In queste condizioni è facile per il personale ammalarsi aggravando ancora di più la situazione che è stata fatta presente più volte alla Dirigenza, senza alcun riscontro, anzi, peggiora di mese in mese. Il personale in questione è ormai all’esasperazione e si è arrivati anche ad avere tensione tra colleghi. Il nostro sospetto è che  sia proprio questo lo scopo di chi manovra i fili: creare divisioni ed i presupposti per un disservizio cronico in modo da avere la giustificazione a chiudere il reparto e accorparlo a Colleferro.

La situazione è molto delicata perché per il tipo di servizio che si svolge l’art. 340 del Codice Penale sanziona l’interruzione del servizio pubblico, quindi il personale che ha ancora le forze fa di tutto per non arrivare a questa eventualità, si spacca in quattro anche per garantire un buon servizio agli utenti che, al momento, non percepiscono alcun disagio. Quanto ancora, però, si può resistere così? Quando poi succede qualche tragedia si parla di malasanità, ma chi la vuole così “mala”? A chi dovremmo dare la colpa?

Sappiamo per certo che la situazione è analoga anche per medici ed infermieri. La carenza di personale copre tutto l’Ospedale ed è solo la coscienza di chi ci lavora che ancora permette un buon servizio e non ci fa “litigare” con l’Ospedale, al massimo si mettono i colleghi l’uno contro l’altro. Noi in ogni caso ne paghiamo le spese perché chi specula sulle vite dei dipendenti (richiamandosi ad una crisi e a tagli di fondi che, però, non riguardano le proprie tasche) giustifica così ulteriori aumenti di tasse speculando anche sui cittadini che le pagano.

Antonio Gamboni

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