Pinocchio, il musical all’Auditorium di Palestrina fino al 15 maggio
Passione, gioia, divertimento, riflessione. Con queste sensazioni “a caldo” sono uscito dall’Auditorium di Palestrina dopo aver assistito alla prima di “Pinocchio. Il musical”. La compagnia teatrale l’Alberone è riuscita in una impresa da far tremare i polsi. Confrontarsi con la versione originale, quella dei Pooh, è stata una sfida perfettamente riuscita, certo con qualche sbavatura, l’audio del “gatto” o alcuni cambi scena un po’ lenti, ma siamo solo alla prima e sicuramente questi piccoli inconvenienti verranno aggiustati nelle repliche successive. Scenografie ben congegnate nei cambi scena e costumi artigianali, pieni di fantasia e colore, hanno completato uno spettacolo che è sicuramente da andare a vedere con i figli e nipoti.
Lo spettacolo, organizzato e interpretato da un gruppo di giovani che togliendo spazio e tempo alla famiglia, al lavoro e allo studio, ha riservato, ad un teatro sold out, una serie di emozioni e anche momenti di riflessione (la famiglia, l’amicizia, l’amore filiale) che i giovani attori hanno saputo comunicare con brevi e incisive frasi nella parte recitata, mentre l’interpretazione delle canzoni è stata sottolineata da frequenti applausi – con un tifo quasi da stadio – da parte degli spettatori. Un pubblico che insieme ad alcuni bambini – ma l’orario serale certo non facilitava la loro presenza – era composto prevalentemente da adulti e questo la dice lunga sul fascino che una fiaba come Pinocchio ancora ha su generazioni che sicuramente sono cresciute con i racconti del burattino di legno.
Pinocchio non è solo una fiaba per adulti e bambini è qualcosa di più e l’Alberone, forse inconsapevolmente, ha dato un bel messaggio proprio nel giorno (22 aprile) in cui ricorre la Giornata mondiale della Terra e all’Onu si firma lo storico accordo (COP21) sul clima, raggiunto a Parigi nel dicembre scorso, per fermare il riscaldamento del Pianeta. Pinocchio nasce da un tronco di albero e quest’anno, per la 46ª edizione della Giornata mondiale della Terra, ci si è posti l’obiettivo di piantare tanti alberi quanti sono gli abitanti della Terra, 7,8 miliardi, da qui al 2020.
Pinocchio nasce sì dal taglio di un albero ma da quel tronco, lavorato da mastro Geppetto, il suo babbo, prenderà vita un bambino in carne ed ossa. Da un albero nasce la vita e rispettar gli alberi vuol dire avere rispetto per la vita perché un albero è promessa per il futuro, e questo atteggiamento è quello che Geppetto ha nei confronti del suo burattino di legno, ma che per lui è comunque un figlio da amare e rispettare. Ma dentro la fiaba di Pinocchio, e i ragazzi dell’Alberone l’hanno più volte sottolineato, c’è anche la famiglia, proprio quella famiglia che è al centro dell’ultima Esortazione di Papa Francesco “Amoris Laetitia”, la famiglia concreta, non ideale, fatta di amore ma anche di disagi, di rapporti conflittuali con i figli: la ribellione di Pinocchio a Geppetto, e la frequentazione di cattive compagnie come Lucignolo, preferire lo “sballo” alla noia della scuola.
Quel “viva l’intervallo”, un intervallo che per molti potrebbe durare tutta una vita, rappresenta molto bene la condizione in cui molti giovani oggi si trovano: la famiglia e il lavoro, sospesi in una precarietà che li spinge verso il “divertimento” (oggi declinato con il termine di “sballo”). E Pinocchio è stretto tra il richiamo del padre e una vita che oggi definiremmo edonistica dove il Grillo parlante, può ben poco contro i richiami di una felicità vacua rappresentata dal Gatto e la Volpe, Lucignolo, il circo dei burattini. Questa vacuità è stata ben rappresentata dalla canzone “Sballo” che tutta la compagnia ha cantato e ballato in un turbinio di danze acrobatiche e break-dance.
Ma è la figura di babbo Geppetto, in cui molti di noi padri si sono riconosciuti, a dare bene l’idea di un padre che vorrebbe un figlio a sua immagine e somiglianza, ma i figli sono altro e allora ecco che faranno esperienze anche negative e Pinocchio ne incrocia molte, ma un padre insegue sempre suo figlio fino a ritrovarlo e a ritrovarsi come nel l’abbraccio dentro la pancia della balena e dentro quell’abbraccio c’è il riconoscersi padre e figlio, quando il figlio Pinocchio restituisce al babbo Geppetto il dono della vita nel dirgli “Montatemi a cavalluccio su le spalle abbracciatemi forte forte. Al resto ci penso io”.
Ma Pinocchio è pur sempre un burattino di legno che troverà la sua umanità quando la Fata Turchina gli dirà: “Pinocchio hai imparato ad amare……è solo questo il segreto della vita”. Pinocchio ha ormai compreso che basta andare dove porta il cuore per cambiare i sogni nelle cose vere………ed ecco che, accolto dall’affetto di un padre e di una madre, il burattino di legno si trasforma in un bambino in carne ed ossa……..e come in tutte le favole: vissero felici e contenti.
Roberto Papa