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Il numero di dicembre 2014 di Forma Urbis, un mensile di archeologia, è stato interamente dedicato alle antiche città del Lazio. “Il Lazio antico. Mito, storia e memorie” é l’editoriale di Simona Sanchirico che apre il fascicolo col quale la rivista vuole far conoscere un territorio, quello laziale, “così denso di miti, di storia, di suggestioni, meta poco battuta anche dai viaggiatori del Grand Tour sette-ottocentesco, attratti da destinazioni più note come Roma e Pompei”.

Il filo conduttore – scrive Elena Calandra, Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio – é la città e l’intento é di illustrare la ricchezza del Latium con i resti monumentali ancora visibili”.

Le antiche città trattate sono Reate (Rieti), Trebula Mutuesca (Monteleone Sabino), Forum Novum (Vescovio Torri in Sabina), Castra Albana (Albano Laziale), Tusculum (Tuscolo), Lanuvium (Lanuvio), Norba (Norma), Privernum (Priverno), Praeneste (Palestrina), Signia (Segni), Anagnia (Anagni), Aletrium (Alatri), Ferentinum (Ferentino), Verulae (Veroli), Fregellae (Arce e Ceprano), Aquinum (Aquino), Casinum (Cassino), Fabrateria Nova (S.Giovanni Incarico), Ardea (Ardea), Tarracina (Terracina), Formiae (Formia) e Minturnae (Minturno).

L’articolo dedicato a Palestrina é stato curato da Sandra Gatti, Funzionario archeologo presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.

Praeneste fu una delle più importanti città che fino al 90 a.C., alla guerra sociale, rimase indipendente da Roma. Dopo quella data ottenne la cittadinanza romana. Difesa da una possente cinta di mura poligonali, occupava una posizione strategica e di dominio della valle del Sacco, principale collegamento tra l’Etruria e la Campania, e tra l’Appennino e il mare.

La più antica leggenda dice che suo fondatore fu Ceculo, figlio del dio Vulcano. La potenza e la floridezza della città nel periodo orientalizzante (VII-VIII sec. a.C.) é dimostrata dai corredi delle ricche tombe principesche rinvenute nella necropoli della Colombella, oggetti che dimostrano contatti con i popoli del mediterraneo, dalla Grecia alla Fenicia, all’Egitto.

Altri corredi funerari della necropoli, e i doni votivi deposti nei santuari, documentano la fase medio-repubblicana (IV-III sec. a.C.), e soprattutto, l’emergere di una classe media e la fioritura di officine locali per la produzione di bronzi (ciste e specchi), terrecotte architettoniche, sculture funerarie e ceramiche.

Nel II sec. a.C., Praeneste diventa un importante centro culturale con la realizzazione di progetti architettonici innovativi, il più importante dei quali é sicuramente il santuario della Fortuna Primigenia, divinità oracolare e protettrice della fertilità, una grandiosa costruzione strutturata su varie terrazze al di sopra dell’area urbana.

In questa fase ci fu anche una ristrutturazione del centro urbano che comportò la sistemazione dell’abitato in terrazzamenti che ospitavano ninfei, fontane e la costruzione di imponenti edifici nel Foro. Nel Foro, dove già nel IV sec. a.C. esisteva un tempio dedicato a Giove e il cui podio é oggi visibile sotto la Cattedrale, fu costruita una basilica civile, dove si discutevano processi e affari. Sul Foro si affacciava anche l’Erario, il luogo dove veniva conservata la cassa cittadina. Ai lati della basilica civile, infine, furono realizzati due edifici, oggi conosciuti col nome di “Antro delle sorti” e “Aula absidata”, che molto probabilmente avevano una funzione pubblica; entrambi erano decorati da mosaici pavimentali policromi: rispettivamente quello raffigurante il fondo marino ricco di pesci, ancora in situ, e quello più famoso dell’inondazione del Nilo, oggi al Museo Archeologico Prenestino.

Dopo queste grandiose ristrutturazioni, l’abitato si estese a valle, occupando in età imperiale la pianura sottostante. Nell’area del cimitero si trovano i resti della villa dell’Imperatore Adriano, dove fu rinvenuta, nel 1793, la statua dell’Antinoo Braschi, oggi nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani.

Per tutte le città presentate nel fascicolo, si offrono a corollario brevi schede sui musei, statali e civili, per completare il quadro dell’offerta culturale.

 

Angelo Pinci

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