RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: DA ZINGARETTI A PALESTRINA PASSANDO PER LENA
comunicato stampa
In questi giorni mi è tornata in mente uno dei manifesti elettorali che Zingaretti ha usato nella campagna per le regionali. Si vedeva il nostro Zingaretti che, disinvoltamente con la giacca in spalla, sorridendo, chinava la testa per ascoltare meglio una persona anziana che pareva sussurrargli qualcosa nell’orecchio. Sopra c’era scritto ‘Immagina un’assistenza sanitaria efficiente e vicina alle persone’. Un manifesto rassicurante, anche perché sembrava di vedere il commissario Montalbano in versione amichevole. Mancava solo che sbucasse fuori Catarella da dietro una porta.
Perché mi è tornato in mente quel manifesto? Per quello che sta accadendo a Colleferro. I fatti sono riassumibili così: il 7 luglio i reparti di Ostetricia, Ginecologia e Neonatologia, Pediatria dell’Ospedale “Leopoldo Parodi Delfino” di Colleferro sono stati accorpati a quelli dell’Ospedale “Coniugi Bernardini” di Palestrina. Questo per decisione della Regione Lazio, all’interno un piano di riordino delle strutture ospedaliere regionali. I sindaci del territorio che faceva riferimento, dal punto di vista sanitario, sull’Ospedale di Colleferro si sono battuti a lungo, ci sono stati incontri, scambi di missive, proteste davanti all’Ospedale, petizioni e così via, una lunga lotta che ha visto coinvolto in prima persona anche il M5s di Colleferro.
La controparte era ed è Alessio D’Amato, Dirigente della “cabina di regia SSR”, struttura che “verifica l’attuazione delle politiche regionali e del programma di governo, in raccordo con le competenti strutture dipartimentali, ai fini del miglioramento della qualità e dell’efficacia degli interventi posti in essere per la razionalizzazione e riqualificazione delle spese per il Servizio Ragionale”, come spiega il sito della Regione. Tradotto dal burocratese è D’Amato la persona a cui è stato dato il compito di mettere in pratica le scelte adottate dalla Regione, a fare in modo che le strutture funzionino nel migliore dei modi e che i soldi stanziati siano spesi correttamente.
Ma chi è D’Amato? Sicuramente una persona capace tanto da essere stata scelta direttamente da Zingaretti nonostante che dall’ultima tornata elettorale, febbraio 2013, sia uscito perdente (ma era stato consigliere nel periodo 1995-2010) e l’anno scorso sia finito sotto inchiesta con l’accusa di aver finanziato l’attività politica dell’associazione ‘Rossoverde’ e del gruppo consiliare ‘Ambiente-Lavoro’. L’accusa è di aver distratto 270mila euro dall’obiettivo per i quali erano stati deliberati (questo nel periodo 2006-2008, quando D’Amato, ex capo gruppo in Regione dei Comunisti Italiani, ottenne contribuiti per sostenere l’attività della Fondazione Italia-Amazzonia di cui era presidente) ma che finirono, secondo i magistrati, per finanziare l’attività dell’associazione ‘Rossoverde’, come ricorda il Corriere della Sera, cronaca romana, del 19 marzo 2014. “In merito ai finanziamenti per la fondazione Italia-Amazzonia” sostiene D’Amato “sono certo che il processo chiarirà la mia totale estraneità alle accuse”. Gli crediamo, ma per essere certi aspetteremo la sentenza definitiva. Certo che ormai trovare dei dirigenti senza macchia o senza sospetti è diventato difficile anche per il fratello di Montalbano.
Questo ci dispiace perché è proprio la Sanità della Regione Lazio ad aver avuto i maggiori problemi negli ultimi venti anni e più per truffe che per carenze organizzative. Come dimenticare la cosiddetta ‘Lady USL’ e consorte (Cappelli e Iannuzzi) a cui i carabinieri delNucleo Investigativo di Romasequestrarono nel 2014 un patrimonio di 20 milioni di euro e già “al centro dell’indagine della Procura di Roma che, tra il 2005 e il 2009, fece emergere un sistema di corruzione nella sanitàlaziale, basato sul coinvolgimento di diversi funzionari pubblici delle Asl romane e sull’indebita erogazione di milioni di euro a società fantasma, riconducibili proprio a Cappelli e Iannuzzi. Lady Asl e consorte avevano dunque subito un primo sequestro di beni per un ammontare di 40 milioni di euro ed erano stati condannati (con sentenza definitiva) per associazione a delinquere, falso materiale, corruzione, truffa aggravata e frode processuale.”
Ma torniamo a Colleferro-Palestrina. Zingaretti in persona ci ha spiegato, tempo addietro inaugurando a Colleferro terapia intensiva, che l’accorpamento è una scelta obbligata perché “la legge italiana dice che operarsi di cuore in un ospedale che ha un numero di casi troppo basso è pericoloso. E si mette a rischio la vita dei bambini e delle bambine anche se si fanno nascere dove ci sono numeri troppo bassi.” I giornali riportano che a Colleferro si registravano 407 nascite ogni anno e a Palestrina tra i 600 e i 700. Del reparto ostetricia/neonatologica di Palestrina sento parlare bene dalle amiche che l’hanno utilizzato, ma mi dicono anche che sono in carenza di organico. Si sommeranno davvero medici e paramedici dei due ospedali?
Mi dicono di no, che alcuni andranno in prepensionamento e altri se ne andranno e comunque il problema si porrebbe nel periodo successivo, perché, per il piano di rientro per il contenimento delle spese, ogni dieci dipendenti che andranno in pensione ne potrà essere riassunto uno. Quindi i reparti già in affanno ora andranno progressivamente a peggiorare. Questo non influirà proprio su quella sicurezza di cui parlava Zingaretti e per cui è nato questo riordino? Ora guardiamo la cosa dal lato dell’utente: quando si rompono le acque, quando c’è un’emergenza ci pare pericoloso per madre e bambino che l’ambulanza debba praticamente fermarsi nell’ingorgo che c’è sempre davanti al centro commerciale dei Platani, per poi avanzare lentamente verso l’ospedale.
Che ci siano problemi di traffico negli accessi stradali a Palestrina è un dato certo, esperienza quotidiana per chi ci abita. Indubbiamente questo non è un problema della sanità, ma lo è per l’utente (brutta parola, in realtà si parla di una donna che sta soffrendo i dolori del travaglio, che ha paura, e della creatura più delicata e vulnerabile che ci possa essere). Ci domandiamo: c’è chi ha questa visione globale? C’è chi ha analizzato tutti questi aspetti? C’è chi ci mette anche il cuore nel fare le riorganizzazioni? Forse. Allora perché, invece di far calare una decisione dall’alto e imporla con la forza al territorio, perché non ne parliamo tutti insieme? Certo, le decisioni sono già state prese e tutto è già avvenuto, ma quello che davvero dovrà accadere da ora in poi è stato analizzato veramente?
Parliamone. E’ una cosa fattibile, c’è una persona che quasi ogni giorno è a Palestrina, che conosce bene tutta la questione internamente alla Regione Lazio, che può togliere tanti dubbi e dare molte spiegazioni, questa persona si chiama Rodolfo Lena, nostro ex sindaco (quindi conoscitore delle realtà del territorio), lui è il Presidente Commissione Politiche sociali e salute. Vediamoci con lui nell’aula consiliare a Palestrina, chiamiamo anche i cittadini degli altri comuni, i sindaci interessati, spieghiamoci, chiariamoci, risolviamo i dubbi. Correggiamo qualcosa, se fosse utile. Sarà indubbiamente un piano intelligente e ben fatto, ma perché non confrontarsi con tutti quelli che sono coinvolti? Questo perché noi immaginiamo davvero un’assistenza sanitaria efficiente e vicina alle persone. Lo dite voi lo diciamo noi e allora che problema c’è a incontrarci tutti insieme? La cosa è facile e fattibile. D’altra parte è stato eletto come rappresentante di questo territorio. Presidente Lena cosa risponde?
Andrea Saladino
Consigliere comunale e portavoce del Movimento 5 stelle di Palestrina
Caro Saladino,
Pubblico volentieri il suo comunicato in quanto mi dà modo di rispondere a delle affermazioni inesatte, anche se la sua lettera mi appare più come un comizio pre-elettorale. Vorrei puntualizzare che ciò che lei lamenta può dirsi anche per chi deve recarsi a Colleferro dai paesi limitrofi. Credo che lei sia entrato in politica da poco tempo e non conosce gli antefatti. Quando l’Ospedale Coniugi Bernardini fu ridimensionato con il trasferimento di alcuni reparti, o quando si chiuse addirittura quello di Zagarolo, scesero a protestare solo gli addetti ai lavori che non volevano fare più strada per recarsi a lavoro. Se c’è un Piano Regionale per la riqualificazione degli Ospedali, questo va accettato come sono stati accettati quelli precedenti.
Ed ora veniamo alla carenza di personale. Risulta che gli operatori sanitari, sia medici che ostetriche sono stati regolarmente trasferiti a Palestrina, tant’è vero che, finalmente, dopo qualche anno (e ci sono state denunce anche sul nostro portale), si sono ripristinati i regolari turni di servizio divisi in 3 fasce orarie (mattina, pomeriggio, notte) che garantiscono un equo rapporto lavoro/riposo al personale. C’è solo carenza per il personale della Sala Operatoria essendo logicamente aumentato il lavoro.
Problema che dovrebbe essere superato a settembre quando si riuniranno i sindacati con gli organi competenti. Inoltre per la Sanità non esiste prepensionamento. Per concludere, ben venga una conferenza con il nostro Consigliere Rodolfo Lena, anche se non so cosa possa aggiungere a delle decisioni che oramai sono in vigore da alcuni giorni.
Antonio Gamboni