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Se una mattina passi per via del Sole…….

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Vedi dei giovani esprimere compassione e tenerezza con gesti e silenzio, stretti in un abbraccio collettivo, fissando quel maledetto muro, un muro a cui sono bastati sei metri in una tiepida serata di maggio per morire, quando:
“Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio”

Tu che come tanti della tua generazione sei vissuto sognando una vita “tre metri sopra il cielo” hai incontrato sul tuo breve cammino quel muro che ti ha separato dalla vita come tanti altri muri nel mondo separano gli uomini dalla loro vita e dalle loro speranze.

“Anche io ho paura Paolo. Ho paura dei giorni che verranno, di quello che non ho più, di quello che sarà preda dei venti. Levò un po’ di gas. Scalò dolcemente.
Per un attimo gli sembrò di sentire la risata di Pollo. Quella risata forte e allegra. Rivide la sua faccia, sentì la sua voce amica”.

Tu che te ne sei andato in giorno di maggio quando le serate
“si fanno lunghe; e all’odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio!”

Vi hanno definito la “generazione degli sdraiati” quasi che voi aveste subito una mutazione antropologica dalla posizione eretta a quella orizzontale, dentro a felpe troppo larghe, attaccati ai vostri feticci tecnologici quasi fossero un prolungamento post-umano del corpo e del pensiero.

Vi hanno definito la “generazione del godimento autistico” dentro un mondo dove “tutto rimane acceso, niente spento, tutto aperto, niente chiuso, tutto iniziato, niente concluso”.

Vi hanno definito la “generazione tuareg” perché avete imparato a muovervi nel deserto dell’assenza di punti di riferimento (morali, politici ed ideologici) con poca acqua (il denaro) e poche certezze per il futuro. Vi muovete in gruppo come i Tuareg nel deserto senza quelle bussole che avevano orientato i vostri padri e i vostri nonni.

Vi hanno definito “gioventù bruciata” perché pur di affermare la vostra presenza nel mondo assumete comportamenti a volte violenti e vandalici……ma la colpa non è vostra perché come ci ricorda Francesco “In effetti le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza (della figura paterna), alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno, alla carenza di vicinanza, alla carenza di amore da parte dei padri. E’ più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani”.
Un grande sociologo del novecento, Mitscherlich si domandava: “Quale aspetto assumerà una società che non è retta da un padre mitico e dai suoi rappresentanti terreni? Quale aspetto assumerà una società senza padri? Come ritrovare l’autorevolezza?”

Voi per i quali il problema non è il presente ma il futuro. Al presente vi siete abituati e adeguati anche se in modo precario. Sul futuro ci sono molte incognite ed anche per questo molti di voi hanno seguito le orme di un Pastore che vi ha gridato “Non fatevi rubare la speranza”

Voi siete i consumisti perfetti «il sogno di ogni gerarca o funzionario della presente dittatura, che per tenere in piedi le sue mura deliranti ha bisogno che ognuno bruci più di quanto lo scalda, mangi più di quanto lo nutre, l’illumini più di quanto può vedere, fumi più di quanto può fumare, compri più di quanto lo soddisfa».

Poi una foto fa apparire una realtà ben diversa. Un giovane dalla faccia del sole e sorridente, un viaggiatore dello spirito, con accanto il suo Pastore, in un paese, il Brasile, dove la musica e l’allegria sono proprie della tua età.
Tu insieme a molte migliaia di altri giovani eri lì per seguire una Croce per sentire un uomo chiamato Francesco che vi diceva di “non abituarvi al male”
«Siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo, che è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Oggi anche se il tuo corpo è stretto nella rigidità della morte, la tua anima dialoga con tutti noi e con un altro Figlio, pianto da un’altra madre, Maria, e da un altro padre, Giuseppe. La tua vita se ne è andata troppo presto ma ha comunque lasciato su questa terra un chicco di grano.
“Amen, amen io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Gesù morendo ha seminato e con la sua morte ha dato origine ad una nuova pianta che moltiplica i semi della spiga. Noi cristiani nella morte di Gesù vediamo la nascita di una nuova vita, perché è necessario cadere a terra e anche scomparire per dare frutto.
La vera morte è nella sterilità di chi non da, di chi non si offre all’altro, di chi non condivide con il fratello, di chi non ha compassione del sofferente, di chi vuole conservarla gelosamente, mentre il dare la vita fino a morire è la via della vita abbondante, per noi e per gli altri. Il cristiano che vuole essere servo del Signore, che dice di amare il Signore, deve semplicemente accogliere questa morte, accettare questa caduta, abbracciare questo nascondimento. E allora non sarà solo, ma avrà Gesù accanto a sé, sarà preceduto da Gesù, che lo porterà dove egli è, cioè nel grembo del Padre, nella vita eterna.

A chi rimane, ad un padre e ad una madre che hanno dovuto affrontare forse la tragedia più grande che si debba affrontare nella vita, quella di sopravvivere al proprio figlio, che è una ferita che rimarrà per sempre aperta, resta la consolazione che l’amore di un genitore verso il proprio figlio è più forte della morte.

A chi rimane non resta che trascorrere i giorni avvolto in un sentimento che i brasiliani chiamano “saudade” come quella cantata da Gilberto Gil e che forse nelle tue giornate brasiliane avrai sentito suonare sulla spiaggia di Capocabana:
“Ogni saudade è la presenza dell`assenza di qualcuno,
un luogo o un qualcosa,
infine un improvviso no che si trasforma in sì
Come se il buio potesse illuminarsi.
Ogni saudade è una capsula trasparente
Che sigilla e nel contempo porta la visione
Di ciò che non si può vedere
Che si è lasciato dietro di sé
Ma che si conserva nel proprio cuore”

Chi rimane porta dentro di se quella “saudade” insieme alla speranza che il tempo la possa lenire.
Perché la saudade
è la memoria del cuore che soffre nella memoria piena di nostalgia di ciò che non c’è più;
è la presenza struggente di un’assenza, di un momento di vita finito, di un amico perso, di un’illusione;
è un senso di vuoto;
“è rimettere ordine nella stanza del figlio appena morto”.

Roberto Papa

Nel testo sono riportate alcune citazioni tratte da: Moccia “Tre metri sopra il cielo”; Fabrizio de Andrè “La guerra di Piero”; Giorgio Caproni “Maggio”; Michele Serra “Gli sdraiati”; Gilberto Gil “Toda Saudade”; Chico Buarque “Pedaço de Mim”; Mitscherlich, “Verso una società senza padre”; la Bibbia; Papa Francesco.

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