UNA DELLE CONDIZIONI DEI RECOVERY FUND È LA “GREEN REVOLUTION” – L’IMPIANTO DI CONGLOMERATO BITUMINOSO DELLA ZONA DI CAMPO GILLARO NON È “GREEN” – CHE FARE? ACCORDI SÌ, GUERRA N
UNA DELLE CONDIZIONI DEI RECOVERY FUND È LA “GREEN REVOLUTION” – L’IMPIANTO DI CONGLOMERATO BITUMINOSO DELLA ZONA DI CAMPO GILLARO NON È “GREEN” – CHE FARE? ACCORDI SÌ, GUERRA NO –
Il bitumificio di Campo Gillaro, sequestrato dalla Magistratura verso la fine dello scorso anno, ha riaperto a febbraio del 2021. Raccontare come sono andati i fatti non è cosa da poco.E poi non serve a niente. La situazione è diventata ancora più complicata. l’Associazione “Aria Pulita”, il Comitato Pro Colle Campo Gillaro e quello di Valle Canestra hanno dissotterrato l’ascia di guerra. Il lungo e salutare periodo di chiusura dell’impianto è dipeso da una non facile applicazione e osservanza di parametri, tabelle, indici, dati e di tutte quelle diavolerie e competenze di questo e di quell’altro Ente, preposto alla salute e alla tutela dell’ambiente.
L’unico aspetto positivo è che gli abitanti delle zone interessate hanno potuto beneficiare di un lungo periodo di godimento di aria sana e in più senza fastidiosi rumori. D’altro canto, chi ci ha rimesso è stata la ditta Paolacci, chiusa per diversi mesi. L’impianto, se non è attivo, ci perde sia in termini di lavoro e produzione e sia in termini di funzionamento per la mancata manualità.
Ci sono tre Comuni interessati alla faccenda:San Cesareo, Colonna e Montecompatri. C’è, inoltre, una Commissione incaricata per individuare attività dannose all’ambiente e alle persone e di trovare le possibili soluzioni ad una convivenza, pacifica, dignitosa e soprattutto sana. Coinvolti anche i politici a livello nazionale e regionale.
I cannoni,si fa per dire, alcune bordate le hanno già lanciate. Finora nessun risultato concreto, solo rumori di guerra. È, a nostro avviso, un temporeggiare inutile e dannoso a tutti. La voglia di fare c’è, ma che cosa di preciso nessuno lo sa. Vogliamo distruggere l’impianto? Vogliamo asfissiare in una gigantesca camera a gas gli abitanti delle zone nell’area del conglomerato? È possibile che non ci sono soluzioni alternative?
Noi ritorniamo su una nostra proposta, per salvare capra e cavoli. Anche perché sono in arrivo i 209 miliardi dei Recovery Fund, subordinati a precise condizioni. Tra queste la “Green Revolution”, ossia la trasformazione di imprese inquinanti in ecologiche.. È il nostro caso. Ci vuole un piano. Allora avanti con un piano.
I Paolacci non vogliono altro che rendere pulito l’impianto, dotandolo di moderne tecnologie. I cittadini di Campo Gillaro, Valle Canestra, di Colonna e di tutte le parti su cui incombono le nubi scure e maleodoranti depongano l’ascia di guerra e contribuiscano ad ottenere i sussidi adeguati per risultati ottimali.
La guerra non serve a nessuno e produce solo disastri. E già ce l’abbiamo un disastro. Ne vogliamo altri? La soluzione al problema c’è. Non è così vicina, considerati i tempi e le condizioni che occorrono per l’arrivo della Befana UE. Una tregua, finalizzata alla collaborazione, può avere, nell’attesa, vantaggi notevoli per tutti.
Pino Pompilio