Sharing is caring!

wertmuller 11

Da qualche giorno mi è capitato di vedere in giro per il web un cortometraggio che mi ha molto emozionato. Si parla di arte, e lo si fa con una sensibilità e delicatezza che ti entra nel cuore. Gli interpreti sono due attori che ho sempre apprezzato e stimato sia professionalmente che come persone. Su di loro non è mai stato fatto del sensazionalismo, non ci sono mai stati pettegolezzi, non sono, insomma, i classici divi che, pur di farsi notare, sono onnipresenti.
Mi sono ricordata che uno dei due, il protagonista maschile, ha preso parte lo scorso anno al Premio Culturale La Notizia ed ho saputo che sarà presente, insieme alla sua partner nel corto e nella vita, alla Sagra del Fungo Porcino di Colle di Fuori nel weekend dal 12 al 14 settembre.

In quest’occasione verrà proiettato il cortometraggio che mi ha colpito, “Ad arte” (video),  e verrà dato ad entrambi un riconoscimento da parte degli organizzatori della Sagra, l’Associazione Pietro Pericoli.

Sto parlando di Massimo Wertmüller  ed Anna Ferruzzo.

Il primo è nipote della celeberrima Lina, ed apprezzatissimo attore di teatro e di cinema. Una lunga carriera iniziata in teatro nel 1976 e perfezionata con il laboratorio di Gigi Proietti, proseguita nel cinema (senza mai lasciare il teatro) sotto la direzione della zia, ma anche di grandi registi come Cinzia Th Torrini, Maurizio Nichetti, Luciano De Crescenzo e Cristina Comencini. La seconda è nata in Puglia anche professionalmente, proveniente dal teatro si forma seguendo gli insegnamenti di Mauro Maggioni , debutta al cinema con Paolo Villaggio e partecipa a molti sceneggiati TV, con un occhio sempre al teatro. Tra i suoi lavori più apprezzati troviamo Saimir al cinema per la regia di Francesco Munzi , in tv La leggenda del bandito e del campione e, più recentemente, Braccialetti Rossi, oltre la Squadra e Distretto di Polizia.

Li abbiamo intervistati per voi, con una bella conversazione sull’arte e la cultura ai tempi di oggi, iniziando da Massimo Wertmüller:

Sicuramente la prima domanda te l’aspetti e te l’avranno fatta tutti: quanto ha pesato su di te il tuo cognome?

Eh, ha pesato molto e devo essere sincero, mi ritengo fortunato ad essere nipote d’arte perché sin da piccolo ho respirato l’aria migliore, quella più pura di questo settore. Perché mia zia è stata un operatore del cinema integro e puro che mi ha trasmesso l’essenza di questo mestiere che, nel tempo, si è profondamente trasformato adeguandosi alla tendenza del tempo che viviamo: all’insegna della superficialità e della leggerezza. Ho vissuto un cambiamento epocale e questo è un bene, ma anche un male, perché queste nuove tendenze non lasciano molto spazio ai puri. Si preferisce puntare sulla tecnologia, sull’audience piuttosto che sulla qualità e ormai non c’è più molta cura del dettaglio, ma devo dire che certi personaggi non hanno fatto molta storia. Dall’altra parte, però, mi sono sempre sentito sotto esame, sotto una lente particolare e in questi casi devi sempre dimostrare che sei all’altezza e non hai rubato nulla. Io credo di non aver ricevuto regali particolari, anzi… dal Laboratorio di Proietti, al teatro con La Zavorra, al lavoro con Falqui credo che non mi abbiano regalato nulla!

Io credo che, comunque, il vero talento alla fine emerge a prescindere dal cognome e non basta quello, invece, per avere un successo garantito.

Mah, sai… l’Italia non è il paese della meritocrazia. Qui, purtroppo è tutto basato sul reference system, più sei nominato, più vinci premi o riconoscimenti più porti punti al lavoro che hai fatto, e più porti punti più lavori, come un cane che si morde la coda. In Italia spazio ci sarebbe se si desse il giusto peso alla cultura e all’arte di cui siamo circondati a profusione, per paradosso se ne trova di più altrove, ad esempio in America.”

E’ un tasto dolente, vivo a Palestrina, una cittadina che potrebbe basare la sua economia locale soltanto sull’arte e sulla cultura, ma l’unica cosa a cui si pensa è costruire palazzi…

Conosco Palestrina, ci sono stato per il Festival del Cortometraggio dell’Associazione 400 lo scorso anno ed anche precedentemente, è una bella città e mi spiace che un progetto che mi era stato proposto lì non è andato in porto. Ho sfiorato la possibilità di dirigere il Teatro Principe, mi avrebbe fatto veramente piacere perché è un gran bel teatro, andrebbe valorizzato di più.”

Parliamo dei tuoi progetti futuri, cosa bolle in pentola?

“Sto riportando sulla scena un mio cult, Il Pellegrino, che faccio ormai da almeno 15 anni. Sarò al Teatro 7 dal 1° novembre per due settimane. E’ un monologo in cui interpreto più di 26 personaggi raccontando la storia di una grande amicizia tra un ragazzo milanese ed un cocchiere romano. Il ragazzo è costretto a scappare da Milano per le sue idee politiche, è un giacobino, e si rifugia da uno zio nella Roma di Pio VII. Appena arriva a Roma conosce un cocchiere e da lì nasce una grande amicizia che dura anche quando il ragazzo si innamora di Paolina Bonaparte, con tutto quel che ne consegue. 

wertmuller 34

Per Natale, fino a Capodanno, sarò all’Ambra Jovinelli con Semo o nun Semo, una passeggiata nella canzone romana di Nicola Piovani, io sarò il fil rouge dell’opera che vede impegnati interpreti di primo piano come Pino Ingrosso, Donatella Pandimiglio, Carlotta Proietti, Raffaella Siniscalchi e la piccola orchestra di Piovani. Oltre a godere della musica verranno raccontati anche aneddoti curiosi e gustosità che riguardano le canzoni. E’ un’opera che viene portata in scena dal 2003. Il 27 gennaio sarò al Teatro Tor Bella Monaca per la giornata della memoria, insieme ad Anna Ferruzzo rappresenteremo l’altro mio cult, che faccio ormai da 10 anni, A memoria e poi dal 2 aprile al 3 maggio sarò al Teatro Ghione con una commedia divertente, Un marito per mia moglie, con l’importante regia di Gino Landi, dove un uomo ipocondriaco, convinto di essere alla fine dei suoi giorni, si adopera per trovare un nuovo marito a sua moglie.”

Un programma molto impegnativo e tanto teatro…

Fortunatamente ancora vengono proposti lavori di qualità e non ci si può esimere quando ami la vera essenza della nostra arte. Io, poi, ho sempre fatto il tifo quando il teatro propone cose coraggiose, fuori dagli schemi predisposti.”

Credo che certe scelte alla fine paghino, almeno riescono ad avvicinare i giovani al teatro…

Diciamo che il teatro si regge sugli abbonati che garantiscono l’intera stagione, e gli abbonati, in genere, sono attirati dal programma classico, ma è anche vero che, in effetti, le opere coraggiose stimolano la curiosità di un pubblico più giovane o meno convenzionale, il che non guasta. Prima c’era il Teatro India a Roma che proponeva lavori all’avanguardia ed innovativi, ora è chiuso da un po’ ma si vocifera che presto possa riaprire, io me lo auguro vivamente perché c’è bisogno di supportare e sviluppare il teatro di ricerca.”

Il tempo scorre e, purtroppo, la nostra conversazione finisce qui per impegni professionali, ma si prosegue con Anna Ferruzzo, compagna di vita di Massimo e co-protagonista del cortometraggio che verrà presentato a Colle di Fuori.

ANNA FERRUZZO 25

Anna anche a te la domanda di rito: come hai cominciato la tua bellissima carriera?

“Sono nata in Puglia e lì ho cominciato collaborando con una compagnia teatrale sin da giovane. Nel 2001, poi, il colpo di fortuna con l’approdo alla Biennale di Venezia come protagonista di un film. E’ stato tutto come una favola: un regista ti viene a vedere una sera a teatro e ti aspetta fuori per dirti: <Voglio te nel mio film, se la produzione non ha preso già altri impegni per me sei tu la prescelta> e così ti cambia la vita. Dopo la Biennale di Venezia è stato praticamente necessario trasferirmi a Roma dove ho trovato un agente e da lì ho sempre avuto, poi, la fortuna di lavorare in produzioni di grande qualità, con grandi artisti.”

Anche per te teatro, cinema e tanta televisione, ma poche volte con Massimo, è una scelta?

“Sono di natura molto schiva e riservata ed in genere preferisco non portare a casa il lavoro. Mi piace lavorare con Massimo saltuariamente, ma non mi piace che diventi la regola. Trovo che sia bello tornare a casa dopo una giornata di lavoro e condividere con il proprio compagno qualcosa che sia novità, avere qualcosa da raccontarsi e da ascoltare. Quando si lavora insieme al proprio partner spesso, poi, c’è poco da scoprire e si potrebbe anche perdere il confine tra la vita privata e vita professionale, è un lavoro già totalizzante di per se, inoltre c’è anche l’aspetto della precarietà da non sottovalutare. Preferisco non correre questi rischi e mantenere separate le due cose. Ci sono, però, dei lavori che sono pensati insieme e, per questo, sono stati fatti insieme, come nel caso del cortometraggio che ti è piaciuto tanto, Ad arte, fatto a quattro mani, oppure come A memoria, che presenteremo il prossimo 27 gennaio presso il Teatro Tor Bella Monaca per la Giornata della Memoria.”

FOTO 6

Parliamo dei tuoi programmi futuri.

Nel prossimo futuro, praticamente a giorni, parto per Venezia per la Biennale dove sono presente con un film di Francesco Munzi, Anime nere. E’ uno dei registi più promettenti del cinema italiano e lavorare con lui è una vera esperienza di vita. Avevo già lavorato con lui e quando mi si è ripresentata l’occasione non ci ho pensato due volte, è una persona straordinaria. Il film sarà il primo tra quelli italiani in concorso ad essere proiettato, il 29 agosto. Sarò impegnata, poi, nelle riprese di alcune produzioni televisive come In nome della madre, la seconda serie di Braccialetti Rossi e di una puntata della serie di Luca Manfredi Una pallottola nel cuore.”

Niente teatro all’orizzonte, quindi…

“Al momento non è previsto a parte la data del 27 gennaio. Non è possibile fare un programma teatrale quando si è impegnati con le produzioni televisive, dato che, ormai, richiedono una disponibilità totale ed assoluta. Non è escluso, però, che tra una produzione e l’altra non ci sia il tempo di fare qualcosa in teatro, se si potrà lo farò ben volentieri, poiché il teatro è sempre un’emozione unica.”

E noi non perderemo di vista questi due artisti completi, di grande talento e poliedrici. Intanto li aspettiamo a Colle di Fuori per questo bellissimo cortometraggio e poi, speriamo, di avere ancora tante occasioni per farli tornare nei nostri teatri…

Magari, chissà se si potrà rispolverare il progetto per il Teatro Principe a Palestrina!

Di Gioia Cafaro

 

 

Comments

comments